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Beve 2 litri al giorno di energy drink e finisce in terapia intensiva con insufficienza cardiaca

Dopo aver bevuto per due anni di fila quattro lattine di bevande energetiche da 500 mL al giorno, un ventunenne ha sviluppato una grave insufficienza cardiaca ed è stato ricoverato in terapia intensiva. Per mesi ha sofferto di difficoltà respiratorie, tremori, insonnia, problemi di memoria e concentrazione. I medici volevano addirittura sottoporlo a trapianto, ma sono riusciti a salvargli la vita con altri trattamenti.
A cura di Andrea Centini
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Un ragazzo britannico di 21 anni ha rischiato seriamente di morire per la sua smodata passione per gli “energy drink”, le bevande energetiche che da un paio di decenni a questa parte sono diventate molto di moda, soprattutto fra giovani. Il protagonista di questa vicenda, infatti, ha dichiarato di averne bevuti circa 2 litri al giorno per due anni, prima di essere ricoverato in terapia intensiva con una gravissima insufficienza cardiaca. Le sue condizioni di salute erano talmente compromesse che i medici che lo avevano in cura avevano addirittura pensato a un doppio trapianto di cuore e reni (il giovane soffriva da tempo anche di una uropatia ostruttiva cronica che non era stata diagnosticata).

A descrivere il peculiare caso medico del ventunenne un team di ricerca del Guy's and St Thomas NHS Foundation Trust – St Thomas' Hospital di Londra e della Scuola di Scienze e Medicina Cardiovascolare del King's College di Londra. Gli scienziati, coordinati dal professor Andrew D'Silva, cardiologo presso il Dipartimento di Cardiologia e Divisione di Scienze Cardiovascolari del nosocomio londinese, nel case report hanno indicato che il giovane è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dopo aver sperimentato quattro mesi consecutivi di mancanza di respiro senza alcuno sforzo, affanno a riposo da sdraiato (ortopnea) e una costante perdita di peso. Condizioni legate alla grave insufficienza cardiaca, oltre a quella renale pregressa.

“L'ecocardiografia transtoracica ha rilevato una funzione sistolica biventricolare gravemente compromessa e trombi ventricolari bilaterali, successivamente confermati alla risonanza magnetica cardiaca, che inoltre non ha riscontrato edema, infiammazione o fibrosi focale”, si legge nell'abstract dello studio firmato da Gracie Fisk, Matthew Hammond-Haley ed Andrew D'Silva. “Gli esami del sangue, l'ecografia renale e la successiva risonanza magnetica addominale – hanno proseguito i medici – hanno dimostrato una grave insufficienza renale causata da una uropatia ostruttiva cronica, di vecchia data e precedentemente non diagnosticata”. Come indicato dagli scienziati, non vi era alcuna storia medica, sociale o familiare che potesse spiegare un quadro clinico così compromesso, se non il consumo eccessivo di bevande energetiche.

I problemi per il ragazzo, come spiega IFLScience, erano iniziati molto prima dell'aggravamento che ha richiesto il ricovero in terapia intensiva. Aveva infatti frequenti attacchi di indigestione, tremori e palpitazioni, ma non ha mai cercato supporto medico. Era diventato talmente dipendente dalle bevande energetiche che sperimentava una fortissima emicrania ogni qual volta provava a smettere. Continuando ad assumerne in grande quantità, ha iniziato a soffrire di insonnia, problemi di concentrazione e memoria, a tal punto da essere costretto ad abbandonare l'università. Aveva anche frequenti attacchi di panico perché non riusciva più a parlare o a muoversi. Durante il periodo del ricovero in terapia intensiva dimenticava persino la ragione per cui si trovava in quel reparto. Come specificato, le sue condizioni erano talmente serie che i medici stavano pensando ai trapianti, ma grazie ai trattamenti cui è stato sottoposto – e alla giovane età – è riuscito lentamente a recuperare la salute.

Oltre a varie sostanze stimolanti come taurina, carnitina e creatina, mediamente le bevande energetiche contengono 160 milligrammi di caffeina, ciò significa che il giovane ne assumeva ben 640 milligrammi ogni giorno. Questo composto può far alzare la pressione e catalizzare la tachicardia, soprattutto a certe concentrazioni. Prolungate e costanti sollecitazioni del muscolo cardiaco possono innescare una cardiomiopatia, un indebolimento del muscolo cardiaco che permette di pompare sangue, che a sua volta può determinare l'insufficienza cardiaca. Il consiglio dei medici, dunque, è sempre quello della moderazione, soprattutto quando sono coinvolte sostanze stimolanti che possono avere effetti collaterali da non sottovalutare se si superano determinati limiti. I dettagli del case report “Energy drink-induced cardiomyopathy FREE” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica British Medical Journal.

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