Bere tè tre volte a settimana allunga la vita e protegge da infarto e ictus: ecco perché
Chi consuma abitualmente tè, almeno per tre volte alla settimana, ha un rischio ridotto di sviluppare malattie cardiovascolari – come ictus e infarto – e di morte prematura per tutte le cause. In altri termini, il tè, e in particolar modo quello verde, è un prezioso alleato del cuore e ci allunga la vita. A determinarlo un team di ricerca guidato da scienziati dell'Accademia cinese delle Scienze Mediche e del Peking Union Medical College, che hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di Cardiologia presso l'Ospedale Kailuan, del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie del Sichuan, della Scuola Medica di Nanchino e di altri autorevoli istituti del Paese asiatico.
Gli scienziati, coordinati dal dottor Xinyan Wang del Dipartimento di Epidemiologia dell'accademia cinese e dal professor Dongfeng Gu, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di oltre 100mila persone coinvolte nello studio China-PAR, concentrato sulla salute cardiovascolare dei cittadini cinesi. Incrociando tutti i dati, basati su questionari compilati dai partecipanti, è emerso che i consumatori abituali di tè (tre o più volte alla settimana) avevano un rischio ridotto del 20 percento di sviluppare malattie cardiovascolari come ictus e infarto; del 22 percento di morire a causa di eventi cardiovascolari fatali; e del 15 percento di morte prematura per tutte le altre cause. Un altro dato significativo emerso dalla ricerca cinese è relativo ai partecipanti di 50 anni di età, tra i quali gli assidui bevitori di tè sviluppavano (in media) eventuali eventi cardiovascolari dopo 1,41 anni e vivevano più a lungo di 1,26 anni rispetto ai non bevitori.
Per avvalorare i risultati della prima indagine, Wang e colleghi hanno condotto una seconda analisi statistica sui dati di un sottogruppo di circa 14mila persone, nel quale sono stati valutati gli effetti protettivi del tè nell'arco di alcuni anni nei bevitori abituali che hanno perseguito nella loro sana abitudine, nei bevitori di tè che ne hanno ridotto l'assunzione e in chi non ne ha mai bevuto. In questo secondo caso i bevitori abituali di tè hanno manifestato un rischio ridotto del 39 percento di sviluppare un evento cardiaco, del 56 percento di morire per infarto o ictus e del 29 percento di mortalità per tutte le cause rispetto agli altri due gruppi.
“Il consumo abituale di tè è associato a minori rischi di malattie cardiovascolari e morte per tutte le cause”, ha dichiarato il dottor Wang commentando i risultati della ricerca, aggiungendo che i benefici per la salute sono maggiori per il tè verde e i consumatori abituali e a lungo termine. Il tè verde è risultato il 25 percento più protettivo rispetto alle altre varianti, e solo il tè nero non ha fornito esiti statistici significativi. Ma perché il tè verde protegge il cuore e la salute? Gli autori della ricerca sottolineano che il tè verde è ricco di polifenoli antiossidanti, sostanze che contrastano fattori di rischio cardiaci noti come l'ipertensione e la displidemia, un'anomalia lipidica. Il tè nero, per contro, perde questi composti a causa del processo di lavorazione, ed è per questa ragione che sarebbe risultato non protettivo nello studio cinese. Probabilmente, spiegano i ricercatori, c'entra anche il fatto che il tè nero venga spesso servito col latte, che a sua volta potrebbe contrastare gli effetti benefici del tè. Un altro fattore significativo dal punto di vista della protezione è risultato essere il consumo a lungo termine; la spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che i polifenoli non vengono immagazzinati per lungo tempo nell'organismo, come spiegano i ricercatori, dunque si renderebbe necessario il consumo abituale per ottenere la cardioprotezione.
Dai risultati è infine emerso che la protezione del tè risulterebbe maggiore negli uomini che nelle donne; gli studiosi spiegano tuttavia che gli uomini cinesi bevono tè più frequentemente, mentre le donne sono meno esposte al rischio di eventi cardiovascolari, fattori che avrebbero influenzato la statistica finale. I dettagli della ricerca cinese sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica European Journal of Preventive Cardiology, il giornale dell'European Society of Cardiology (ESC).