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Benzina dall’aria? Si può fare, ma…

Una start-up inglese ha annunciato di aver prodotto i primi cinque litri di benzina da un processo che estrae anidride carbonica dall’aria.
A cura di Roberto Paura
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Sta facendo il giro del mondo l'annuncio di un’azienda britannica che sarebbe riuscita a produrre per la prima volta una modesta quantità di petrolio –5 litri in tutto – attraverso l’estrazione di anidride carbonica dall’aria e di idrogeno dall’acqua. Un tipo di combustibile che potrebbe essere utilizzato già da ora nei nostri veicoli senza dover cambiare i motori, perché del tutto identico alla benzina se non per il fatto che la sua combustione non produce gas serra. E poiché anzi il processo è in grado di sottrarre CO2 dall’aria, l’intero sistema sembra essere un’ottima arma nella lotta contro il riscaldamento globale di origine umana. Come dire, due piccioni con una fava. La notizia è quindi rimbalzata su tutti i giornali e in Inghilterra sta facendo discutere molto, al punto che ieri il vice primo ministro inglese ha fatto una deviazione da un suo viaggio istituzionale per andare a parlare con gli ingegneri dell’Air Fuel Synthesis. Ma quanto è davvero rivoluzionario questo risultato?

Combustibile davvero carbon free?

Non si tratta affatto di una bufala. Del resto, scienziati e ingegneri concordano da tempo sull’assoluta fattibilità di sistemi in grado di catturare l’anidride carbonica dall’aria: sarebbero ottimi strumenti per combattere il cambiamento climatico, qualora costruiti su larga scala. Le ipotesi vanno dall’installazione di migliaia di alberi artificiali nelle strade delle città alla realizzazione di grossi torri alte quanto le attuali centrali eoliche. L’anidride carbonica catturata verrebbe quindi stoccata, sottraendola all’ambiente. Ma l’Air Fuel Synthesis, piccola start-up che con un investimento di circa due milioni di euro ha costruito una raffineria pilota a Stockton-on-Tees, nel nordovest dell’Inghilterra, ha fatto di più: ha usato l’anidride carbonica strappata dall’aria e l’ha unita con l’idrogeno strappato all’acqua con il ben noto processo dell’elettrolisi, miscelandoli e realizzando una sorta di benzina pulita.

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Tutto ciò ha naturalmente un costo. Senza contare il fatto che sono stati necessari tre mesi per produrre appena cinque litri di questa nuova benzina – tutte le tecnologie all’inizio richiedono tempi lunghi, in assenza di economie di scala – l’estrazione di una tonnellata di CO2 costa con questo processo intorno ai 500 euro, allo stato attuale. Senza contare il costo della bolletta elettrica per ottenere l’idrogeno attraverso l’elettrolisi dell’acqua. E qui arriva la nota dolente. Il problema principale riguarda il fatto che l’energia necessaria per far funzionare il processo di estrazione della CO2, elettrolisi dell’acqua e raffinazione di questa benzina pulita, proviene attualmente dalla rete elettrica nazionale, che è in gran parte alimentata da centrali che usano combustibili fossili. Quindi a conti fatti l’impatto ambientale è comunque non certo positivo: per questo l’Air Fuel Synthesis sta cercando di far sì che entro due anni si possa impiantare un nuovo sito pilota che si sostenga esclusivamente con energie rinnovabili. Solo allora il processo potrebbe considerarsi carbon free.

Alternative migliori alla benzina dall'aria

Tuttavia, non è detto che impiegando energie rinnovabili si riesca a migliorare il rendimento del procedimento, che è oggi nell’ordine del 30% circa: una percentuale molto bassa, come avviene per tutte le tecnologie nei loro primi stadi di sviluppo. È noto che le fonti di energia a combustibili fossili hanno un rendimento maggiore delle attuali fonti di energie rinnovabili, perciò finché il rendimento di queste ultime non migliorerà non sarà commercialmente sostenibile usare fonti rinnovabili per alimentare il sistema impiegato dall’Air Fuel Synthesis. Certo, si può sperare che col tempo l’evolversi delle tecnologie industriali permetta un abbattimento dei costi. Ma non è qualcosa che avverrà in tempi brevi. Al momento, l’azienda inglese ha solo dimostrato ciò che da anni è noto a livello teorico, e cioè che si può ottenere un combustibile attraverso l’impiego di CO2 e idrogeno.

La fattibilità commerciale del procedimento è ancora molto lontana. Ma alcuni osservatori, come l’economista ed esperto di politiche energetiche Tim Worstall dell’Adam Smith Institute di Londra, fanno notare che a conti fatti il fabbisogno di energia elettrica di questo sistema è tale da rendere assai più economica l’ipotesi di utilizzare direttamente tale energia per l’alimentazione delle vetture, per esempio attraverso batterie per auto elettriche. Per non parlare della possibilità di utilizzare direttamente l’idrogeno come combustibile. Perché miscelarlo con la CO2 per produrre petrolio, quando le auto a idrogeno sono da anni considerate l’ultima frontiera della green economy su quattro ruote?

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