Batteri trasformati, nuova fonte di energia
L‘escherichia coli è diventato noto a tutti ultimamente soprattutto per il fatto di essere il batterio killer che, qualche mese fa, ha seminato il terrore in Germania, causando una vera e propria epidemia che, in alcuni casi, ha portato alla morte. Ma questo microrganismo, che vive nell'intestino di molti animali incluso l'uomo e che è indispensabile per la corretta digestione degli alimenti, si è rivelato, ultimamente, una importante risorsa energetica.
Già da qualche anno, i ricercatori dell'Università californiana di Berkeley stanno indagando sul potenziale del batterio, giungendo a dei risultati assolutamente interessanti: l'escherichia coli geneticamente modificato può diventare una vera e propria fabbrica di biocarburante capace di alimentare industrie e trasporti, trasformando materiale derivato dalle piante in zuccheri che, a loro volta, diventeranno idrocarburi, al termine di un processo.
Lavorando sulle colonie di escherichia coli, gli studiosi hanno creato singoli batteri dotati di enzimi in grado di digerire la cellulosa di alcune piante, in particolar modo eucalipto, trasformandola in zuccheri fermentabili. Inoltre, i ricercatori hanno dotato i microrganismi dei geni necessari affinché tali zuccheri possano essere convertiti in molecole simili ai carburanti commerciali, spendibili nell'ambito della produzione industriale o riutilizzabili per la produzione di benzina e diesel.
Insomma, una fonte di energia rinnovabile, una sfida per un futuro in cui i combustibili fossili non saranno più la sola alternativa da considerare bensì un ricordo di tempi lontani: per questa ragione, numerosi sono gli studi che si muovono su direttive più o meno simili. In questi giorni in cui a Durban si cercano strade per salvare l'ambiente del nostro pianeta, è naturale guardare a certi studi con una certa fiducia ma, soprattutto, con speranza.
I biocarburanti, per il momento, se hanno mostrato tutti i loro aspetti positivi rispetto ai derivati del petrolio, creano comunque problemi all'agricoltura dei paesi più poveri: lì, dove la debolezza economica fa accettare qualunque condizione venga proposta (o imposta) dall'alto, in molti hanno abbandonato le colture tradizionali, da cui dipendeva in molti casi la sopravvivenza alimentare, in favore di vegetali dai quali ricavare biomasse. Ecco perché gli studi sull'escherichia coli potrebbero essere determinanti per un futuro in cui produrre biodiesel non significherà sottrarre le risorse fondamentali all'agricoltura.