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Covid 19

Avigan forse inefficace contro il coronavirus, scienziati: “Risultati inconcludenti”

Uno studio condotto in Giappone su un centinaio di pazienti affetti da COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, ha dato risultati “inconcludenti”. L’antivirale balzato agli onori della cronaca potrebbe dunque non essere efficace contro il patogeno emerso in Cina. Si attendono conferme da altre indagini cliniche.
A cura di Andrea Centini
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Nei mesi scorsi l'antivirale favipiravir (conosciuto con il nome commerciale di Avigan) balzò agli onori della cronaca nazionale come potenziale trattamento efficace contro il coronavirus SARS-CoV-2, a seguito delle dichiarazioni di alcuni funzionari del Ministero della Salute cinese ma anche di un video circolato su Facebook, girato a Tokyo da un italiano. Ne seguirono diverse e accese polemiche, soprattutto dopo la decisione repentina dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di approvarne l'uso sperimentale sui pazienti con COVID-19, l'infezione provocata dal patogeno emerso in Cina alla fine dello scorso anno. Oggi, dopo settimane di “quiete”, durante le quali altri sono crollati sotto il peso dei test clinici (come l'idrossiclorochina), è arrivato un duro colpo anche per l'Avigan.

In base a quanto indicato da diverse agenzie di stampa, tra le quali la giapponese Kyodo e la Reuters, nella terra del Sol Levante si è infatti concluso uno studio clinico sull'efficacia del farmaco, ottenendo risultati definiti “inconcludenti”. In altri termini, il farmaco non avrebbe offerto benefici clinici statisticamente significativi nei pazienti trattati rispetto a quelli ottenuti nel classico gruppo di controllo, sottoposto alla sola terapia “anti COVID” convenzionale.

“Sebbene i pazienti che hanno ricevuto il medicinale all'inizio dello studio abbiano mostrato un miglioramento maggiore rispetto a coloro che hanno ricevuto le dosi più avanti, i risultati non hanno raggiunto un valore statistico significativo”, ha dichiarato il professor Yohei Doi, docente presso l'Università Fujita Health e coautore della ricerca. Lo studio è stato condotto tra marzo e maggio di quest'anno, con il coinvolgimento di un centinaio di pazienti contagiati dal SARS-CoV-2.

A causa di alcuni effetti avversi emersi durante la sperimentazione animale, il favipiravir – inizialmente progettato come antinfluenzale – fu classificato come farmaco d'emergenza, in particolar modo per il trattamento di ceppi virali per i quali non esistono contromisure, come nel caso del nuovo coronavirus. Il farmaco – proposto anche come anti Ebola – ha ricevuto l'approvazione per i pazienti COVID sia in India che in Russia, e avrebbe dovuto esserlo anche in Giappone, come auspicato dal Primo Ministro Shinzo Abe. Tuttavia a causa del numero limitato di pazienti affetti da COVID-19 gli studi clinici hanno subito un forte rallentamento, e di conseguenza anche il processo di approvazione. Al momento l'Avigan viene testato in decine di studi clinici, dunque prima di trarre conclusioni sarà necessario attendere che le pubblicazioni arrivino su riviste scientifiche, dopo la revisione tra pari.

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