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Assistenza sanitaria e pubblicità: gli stereotipi danneggiano la salute

Le campagne pubblicitarie realizzate dall’assistenza sanitaria possono creare stereotipi potenzialmente dannosi per la salute di chi li subisce.
A cura di Zeina Ayache
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Assistenza sanitaria
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Gli stereotipi possono essere dannosi per la salute di chi li subisce. Questo è quanto sostengono i ricercatori della University of South California nello studio intitolato “Healthcare Stereotype Threat in Older Adults in the Health and Retirement Study” e pubblicato sull'American Journal of Preventive Medicine. Sembrerebbe infatti che le persone che per anni subiscono pregiudizi relativi al peso, all'età, all'etnia, al genere o alla classe sociale, con il tempo finiscano per sentirsi meno in salute rispetto a quanto siano in realtà. Tra le malattie maggiormente segnalate si riscontrano ipertensione, depressione e generale sensazione di malessere, oltre che sfiducia nei confronti dei propri medici, insoddisfazione verso il tipo di cura seguito e minor predisposizione ad usufruire dei farmaci utili alla prevenzione, come ad esempio il vaccino anti influenzale.

A peggiorare la situazione, secondo gli scienziati, sarebbero proprio le campagne pubblicitarie informative che porterebbero la popolazione ad avere pregiudizi. Per fare un esempio, parlare di obesità e di problemi di salute legati all'eccessivo peso, indurrebbe le persone e gli obesi stessi a considerare malati i soggetti particolarmente sovrappeso. Allo stesso modo, le campagne contro il razzismo stimolerebbero i pregiudizi stessi parlando e sottolineando loro per prime la diversità. “Un sottoprodotto indesiderato delle campagne di salute pubblica – spiega Cleopatra Abdou, autrice dello studio – è che spesso comunicano e rinforzano gli stereotipi negativi di alcuni gruppi di persone. Il risultato è che queste possono inavvertitamente stimolare quella che viene chiamata “minaccia dello stereotipo sanitario” che può danneggiare l'efficacia stessa dell'assistenza sanitaria e indurre alcuni pazienti ad evitarla del tutto”.

Lo studio è stato effettuato su 1.479 individui, il 17% dei quali hanno dichiarato di sentirsi vulnerabili al pregiudizio sulla loro identità. Resta da capire come promuovere uno stile di vita sano o l'integrazione culturale, evitando di cadere nel meccanismo opposto.

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