Asgardia è la prima nazione spaziale della storia
Può sembrare un'idea completamente strampalata, frutto di qualche mente bizzarra e destinata a circolare soltanto in una ristretta comunità di fantasiosi appassionati ma con poca attinenza con la realtà pratica; e invece, la fondazione di Asgardia vuole presentarsi come qualcosa di molto più serio di quanto si possa pensare ad un primo sguardo. Sì, perché la proposta della "prima nazione nello spazio" è stata avanzata da un gruppo di scienziati ed esperti legali con l'intento – così si legge – di promuovere la pace e l'accesso aperto alle tecnologie spaziale nonché di offrire protezione ai cittadini del Pianeta Terra. Ma di cosa si tratta, nella fattispecie?
Nella mitologia dei Paesi scandinavi, Asgardia è la città dove risiedono gli Asi, i signori del cielo, come Odino e Thor: non poteva esserci, dunque, un nome più appropriato per quella che, secondo il gruppo fondatore, sarà una vera e propria nazione nei cieli. La nuova Asgardia ambisce ad essere qualcosa in più di una leggenda: nelle intenzione dei suoi padri, infatti, avrà una bandiera ed un inno, che saranno scelti dai suoi membri attraverso una serie di selezioni pubbliche. Ma non è tutto. Igor Ashurbeyli, ideatore e a capo del progetto, ha spiegato al Guardian che, quando il numero dei "cittadini" raggiungerà quota 100.000, si inoltrerà richiesta alle Nazioni Unite per il riconoscimento ufficiale come Stato.
Come si diventa cittadini di Asgardia? È presto detto: attraverso il suo sito web, compilando un semplice modulo online. Certo, ovviamente gli eventuali abitanti continueranno a stare fisicamente sulla Terra, divenendo così cittadini del proprio Paese e, allo stesso tempo, di Asgardia: in un primo momento, infatti, si prevede soltanto un singolo satellite (che dovrebbe essere lanciato già l'anno prossimo) come avamposto rappresentante dei suoi cittadini; in futuro, una democratizzazione delle tecnologie spaziali alle quali avranno accesso coloro i quali sono impossibilitati.
Asgardia "offrirà una piattaforma indipendente, libera dalle costrizioni legate alla legislazione terrestre.", si legge sul sito del progetto: ma la no man's land in orbita nata da Igor Ashurbeyli, uomo d'affari e scienziato impegnato nel settore delle nanotecnologie insignito dalla medaglia d'onore dell'UNESCO, punta anche ad aprire un dibattito sulla regolamentazione delle attività spaziali. Il trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 stabilisce la responsabilità degli Stati partecipanti rispetto alle attività spaziali ma, chiaramente, la presenza di una vera e propria nazione in orbita rappresenterebbe una novità da tener presente, nell'ambito del diritto internazionale aerospaziale.
C'è da dire che, in ogni caso, l'iniziativa apre a più di una perplessità: se è vero che il mondo dell'esplorazione spaziale sta cambiando rapidamente negli ultimi anni e, dunque, che sarà sicuramente necessario aggiornare la giurisprudenza in materia, va comunque sottolineato che il piano di Ashurbeyli potrebbe comunque procedere più lentamente di quanto da egli stesso auspicato. Gli ostacoli sono numerosi, dal riconoscimento dell'ONU alla concreta possibilità di rendersi effettivamente indipendenti dalle nazioni terrestri: anche perché, almeno in un primo momento, la cooperazione con gli altri Stati sarà indispensabile.
Non è neanche chiaro se gli organizzatori hanno le possibilità tecniche, finanziarie e logistiche per lanciare un proprio satellite, a dirla tutta. Oltretutto, tra le promesse fatte, c'è anche quella di offrire uno scudo per i detriti spaziali di origine umana nonché per le minacce per la Terra di origine naturale, come espulsioni di massa coronale o collisioni di asteroidi: cose non da poco, se si considera che si tratta di problemi che ancora danno non poca preoccupazione agli scienziati e alle agenzie spaziali di tutto il mondo.