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Arriva la patatina fritta OGM (ma solo negli Stati Uniti)

Contiene quantità inferiori di acrilammide, un composto chimico che si forma negli alimenti durante la cottura e che si sospetta possa essere cancerogeno.
A cura di Nadia Vitali
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Una patata geneticamente modificata in modo da contenere una minore quantità di una sostanza potenzialmente pericolosa è stata approvata dal dipartimento dell'agricoltura statunitense per la coltivazione e la commercializzazione: il DNA della patata in questione è stato alterato affinché fosse presente meno acrilammide, un composto chimico che si forma negli alimenti amidacei quando questi vengono cotti ad elevate temperature e che si pensa che sia cancerogeno. Il nuovo tubero, inoltre, si annerisce con maggiore difficoltà, venendo incontro alle stesse richieste dei coltivatori, abbassando le probabilità che venga danneggiato durante il raccolto, il trasporto o la conservazione.

Gli interessi dietro i semi transgenici

Fin qui tutto bene, se non fosse che la patata biotech è stata sviluppata e messa a punto dalla J. R. Simplot Company, un marchio storico nel mondo delle patatine fritte surgelate, nonché fornitore di McDonald's dagli anni '60: certo, si obietterà, è anche normale che sia così, dal momento che è una delle industrie che ha maggiori interessi nel settore e, quindi, volontà di investire nella ricerca. Ma si intuisce anche facilmente come tale iniziativa potrebbe facilmente ritorcersi contro gli agricoltori, costretti ad acquistare i semi delle coltivazioni geneticamente ingegnerizzate: infatti, al contrario di quanto avviene  con qualunque coltura tradizionale, chi usa semi transgenici soggetti a brevetto non può utilizzare i semi ricavati dai prodotti cresciuti con quelli di prima generazione, ma è obbligato a pagare ogni volta colui che concede la licenza acquistandone una nuova partita, praticamente per ogni stagione in cui dovrà seminare.

La diffidenza dei consumatori

E poi c'è un altro problema: quale sarà l'accoglienza della patata da parte dei consumatori? Perché, ad esempio, il fatto che il tubero non si brunisca ricorda un altro prodotto geneticamente ingegnerizzato, ossia la mela che non diventa mai marrone, ancora in attesa di regolare approvazione: ma in quanti sarebbero disposti a mangiarla senza pensarci troppo su? Non sarebbe più plausibile aspettarsi una certa (anche comprensibile) diffidenza? In effetti l'approvazione governativa cammina parallelamente ai dubbi dei consumatori i quali si interrogano sulla sicurezza delle colture geneticamente modificate e richiedono, quanto meno, che i cibi di questa provenienza vengano indicati con una semplice etichetta. E l'altro grande dubbio riguarda chi adotterà il tubero ingegnerizzato (che tra l'altro sarà disponibile in diverse qualità), se le grandi compagnie e le catene di ristoranti. Comunque sia, gli Stati Uniti non sono al proprio primo tentativo di patata OGM: il precedente, messo in atto verso la fine degli anni '90, portava la firma della Monsanto e non era andato esattamente a buon fine. In quell'occasione la patata progettata doveva resistere ad un organismo infestante che provocava grandi perdite nei raccolti: questo non fu sufficiente a persuadere i grandi gruppi che si occupano di distribuzione i quali, intimoriti dalla resistenza dei consumatori, persuasero gli agricoltori a non utilizzare i semi Monsanto.

Il problema dell'acrilammide e del rischio cancerogeno

Questa volta, però, le cose potrebbero andare diversamente dato che si parla di un prodotto fatto per venire incontro alle esigenze di tutti, anche quelle della salute dei cittadini. Fin da quando è stato scoperto nel 2002 all'interno degli alimenti, infatti, l'acrilammide ha destato molta preoccupazione: a tutt'oggi, in realtà, il suo potenziale cancerogeno non è del tutto noto ed è ancora in corso la valutazione completa del rischio derivante dalla sua presenza nel cibo. Entro la prima metà del 2015, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare prevede di pubblicare il parere definitivo sul tema, seguito a studi e consultazioni scientifiche: nel frattempo, comunque, ha diffuso un'infografica utile per comprendere meglio l'acrilammide, in che modo si forma e dove, e come è possibile ridurne l'esposizione del nostro organismo nell'ambito della dieta quotidiana.

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Stando a quanto dichiarato dalla compagnia che metterà in commercio le patate ingegnerizzate, il contenuto di acrilammide rispetto alle patate comuni sarà più basso del 50-75%: il problema è che, quindi, per il momento è davvero impossibile stimare quanto questo costituisca un beneficio, dal momento che anche il National Cancer Institute americano ha specificato che non è ancora chiaro se la quantità di questo composto chimico presente negli alimenti sia effettivamente pericolosa per la salute umana. Stando così le cose, al momento sembra davvero complesso immaginare quale sarà il destino della patata geneticamente modificata: la sola cosa certa è che si chiamerà Innata.

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