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‘Apriremo i campioni lunari sigillati da 50 anni’: l’annuncio della NASA

Nell’anno del 50esimo anniversario del primo allunaggio, la NASA ha annunciato che aprirà i campioni di rocce lunari rimasti sigillati dalle missioni Apollo. Alcuni, infatti, sono stati conservati fino ad oggi per permetterne le analisi con metodi e tecnologie non disponibili all’epoca del recupero.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA
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Campioni di rocce lunari recuperati durante le missioni Apollo e rimasti sigillati fino ad oggi verranno distribuiti dalla NASA a nove prestigiosi laboratori di ricerca, per condurre pionieristici studi sul nostro satellite. Ad annunciarlo è stato il dirigente Thomas Zurbuchen dell'agenzia spaziale americana, sottolineando che l'analisi dei preziosi campioni “contribuirà a far progredire la comprensione del nostro vicino lunare e a prepararci per la prossima era di esplorazione della Luna e oltre”.

Lungimiranza. Ma perché la NASA ha ancora delle rocce sigillate a ben mezzo secolo di distanza dalla celebre missione che portò per la prima volta l'uomo sulla Luna? Il motivo, come spiegato spiegato dalla NASA stessa, è molto semplice: permettere l'analisi dei campioni allo stato “originale” con tecnologie molto più avanzate di quelle disponibili al momento del recupero. Poiché in seno alla conferenza “#Moon2Mars” il capo della NASA Jim Bridenstine ha annunciato che nel 2028 astronauti americani torneranno sulla Luna, molto presto si avranno a disposizione molti nuovi campioni freschi. Insomma, è arrivato il momento migliore per “scongelare” le vecchie rocce delle missioni Apollo, in particolar modo quelle delle missioni 15, 16 e 17.

Reperti preziosi. Uno dei campioni più importanti da analizzare, di circa 800 grammi, deriva dalla missione Apollo 17. È un piccolo carotaggio del suolo lunare che oltre alle rocce mostra anche la stratigrafia del satellite. È in un tubo sigillato dal 1972, gelosamente custodito presso il Johnson Space Center della NASA a Houston. Altri campioni destinati alle analisi sono stati congelati o immersi nell'elio; non sono mai venuti a contatto con l'atmosfera terrestre e dunque potranno fornire nuove informazioni genuine sulla storia evolutiva, sulla composizione e su altre caratteristiche della Luna, grazie all'utilizzo dei moderni metodi di indagine. “Questi campioni sono stati deliberatamente conservati in modo da poter sfruttare la tecnologia più avanzata e sofisticata di oggi, per rispondere a domande che non sapevamo di dover porre”, ha dichiarato Lori Glaze, direttore della Divisione di Scienze Planetarie della NASA.

Laboratori prestigiosi. I nove laboratori che avranno modo di analizzare i preziosissimi reperti sono tra i più importanti e avanzati del mondo. Fra essi vi sono il NASA Ames Research Center/Bay Area Environmental Research Institute, che condurrà analisi sugli elementi volatili; il Goddard Spaceflight Center della NASA, che proverà a capire come molecole organiche – i precursori degli amminoacidi – abbiano potuto preservarsi sulla Luna; l'Università dell'Arizona che proverà a capire come l'acqua riesca ad immagazzinarsi nei minerali lunari e Università della California Berkeley, che studierà gli effetti dei meteoriti sulla geologia lunare. Tutti i campioni verranno aperti solo dopo che tutti i team avranno stabilito il metodo migliore per procedere.

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