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Appartiene al Re Riccardo III lo scheletro ritrovato nel parcheggio

E’ di poche ore fa l’annuncio ufficiale dei ricercatori dell’Università di Leicester: le ossa ritrovate nel settembre del 2012 appartenevano all’ultimo sovrano d’Inghilterra del casato di York.
A cura di Nadia Vitali
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re riccardo iii scheletro nel parcheggio


Passato alla storia come un personaggio dai tratti terrificanti, simbolo della malvagità e della bassezza a partire soprattutto dall'epoca elisabettiana durante la quale William Shakespeare ne immortalò le gesta in una delle sue opere più celebri, Riccardo III rimane un controverso enigma per gli studiosi: oggi, quel sovrano sul quale sono stati scritti fiumi di inchiostro e pronunciate migliaia di condanne morali, riemerge dalle pieghe del passato. Un ritrovamento eccezionale per gli studiosi della University of Leicester che oggi hanno annunciato in un’affollata conferenza stampa i risultati degli esami del DNA condotti sui resti ossei appartenenti ad un individuo di sesso maschile, venuti alla luce nel settembre del 2012.

La soluzione del giallo

Per la Gran Bretagna intera si tratta di una scoperta epocale, attesa con comprensibile trepidazione: di Riccardo III si conosceva la sorte – era morto durante quella che venne chiamata la battaglia di Bosworth Field nell'agosto del 1485, dopo appena due anni trascorsi sul trono “usurpato” d’Inghilterra – ma non la collocazione dei resti. La damnatio memoriae che travolse la figura del Sovrano si unì al caso e non ne risparmiò la sepoltura che, secondo la documentazione storica, si trovava nella Greyfriars Church di Leicester, monastero francescano assai probabilmente sorto nel corso del XIII secolo e distrutto verso la fine del decennio 1530, all'epoca della dissoluzione dei monasteri voluta da Enrico VIII. Nei secoli successivi nessuno pensò di mettersi al lavoro per cercare un Re tanto disprezzato.

coro

Gli stessi ricercatori dell’università britannica, nell'accingersi a scavare in prossimità di un parcheggio di Leicester, puntavano soprattutto ad identificare quel che restava del monastero perduto. Poi, a pochi giorni di distanza dall'inizio dei lavori, si sono imbattuti in alcuni resti che giacevano in corrispondenza di quello che si pensa fosse il coro della Chiesa; uno scheletro recante alcuni segni “sospetti” che lo mettevano in relazione proprio con Riccardo III, come la spina dorsale fortemente scoliotica (le cronache dell’epoca descrivevano così il Re, soffermandosi sul suo aspetto “sgradevole” a sottolinearne la corrispondenza con il suo animo impuro) o le ferite al cranio, compatibili con i colpi ricevuti nel corso della battaglia che gli fu fatale.

Indizi ma non prove: che per trovare conferma necessitavano dell'elemento fondamentale che, in questi casi, interviene per fare chiarezza, il DNA. I campioni prelevati dallo scheletro, così, sono stati confrontati con il profilo genetico di un signore canadese chiamato Michael Ibsen, discendente di diciassettesima generazione in linea diretta da Anna York che fu sorella di Riccardo. In realtà i ricercatori sono stati aiutati da un colpo di fortuna poiché erano sulle tracce della madre di Michael che, tuttavia, è morta diversi anni fa: poiché in casi come questo si fa affidamento sul DNA mitocondriale che si trasmette solo per linea materna, alla prossima generazione sarebbe già stato impossibile ricostruire questa storia attraverso quel preciso strumento, utilizzato spessissimo per tracciare la matrilinearità. L'esito positivo degli esami ha confermato: lo scheletro del parcheggio e l'ultimo Re dei Plantageneti, sono la stessa persona.

riccardo iii

Riccardo III tra storia e storie

Fu un assassino feroce o niente più che un uomo dei suoi tempi? L'interrogativo è più che mai legittimo se si vuole raggiungere una certa attendibilità storiografica, soffermandosi con attenzione anche sulle ragioni che portarono Riccardo III a divenire vessillo dell'infamia nei secoli successivi alla sua morte. Cristallizzata nelle parole immortali del più grande drammaturgo vissuto in terra britannica (quel Re solo e prossimo alla morte che urla nel campo «Un cavallo, il mio Regno per un cavallo») la memoria storica dell'ultimo Sovrano di York fu senza dubbio indissolubilmente condizionata dal diverso assetto politico che seguì alla sua morte: all'epoca di Shakespeare sul trono d'Inghilterra regnava Elisabetta I Tudor, ovvero una discendente di quell'Enrico VII che successe a Riccardo III.

Del resto, va ricordato come il Regno dell'usurpatore sia stato particolarmente breve (appena due anni) e come, all'epoca e nei secoli successivi, di omicidi di familiari "scomodi" per la linea dinastica se ne contarono parecchi; pare, infine, che molte delle uccisioni efferate attribuite a Riccardo III furono deliberatamente inventate al fine di costruire in esso una sorta di archetipo del male, un male cacciato nell'oblio dal quale, tuttavia, lo scheletro del parcheggio è voluto emergere con forza. Difficilmente potremo conoscere, grazie a quei resti, quale fu la realtà storica ma forse su qualcosa gli scienziati potranno indagare ancora: si dice, infatti, che il Re fosse orrendamente deforme, con una spalla più alta dell'altra, la schiena ricurva, l'andatura sbilenca e claudicante, un braccio avvizzito. Particolari che, forse, vennero resi macroscopici al fine di creare un personaggio ripugnante nell'aspetto e nello spirito: chissà che ulteriori esami non potranno restituire, forse, un po' di giustizia al vituperato Riccardo III.

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