Apicoltori italiani salvano miliardi di api affamate dal clima con sciroppi zuccherini
Larga parte delle piante ha bisogno degli animali impollinatori per continuare a riprodursi e perpetrare la propria specie, oltre che per donarci frutta, verdura e altri prodotti di origine vegetale che sono alla base della nostra dieta, così come delle catene alimentari di molti ecosistemi. Senza impollinatori, in parole semplici, non esisterebbe la biodiversità. Tra le specie che giocano questo fondamentale ruolo vi sono le api, insetti imenotteri coinvolti nell'impollinazione di tre quarti delle piante di interesse commerciale. Sono un bene prezioso per il pianeta e per noi che va tutelato; non a caso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) ha istituto per il 20 maggio la Giornata Mondiale delle Api, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di questi piccoli ma laboriosi animali.
Tuttavia, a causa di pesticidi, cambiamenti climatici, monocolture e stravolgimento degli habitat naturali, le popolazioni di api sono andate incontro a un vero e proprio crollo. Dal 2006 gli scienziati hanno iniziato a osservare un fenomeno drammatico chiamato “sindrome dello spopolamento degli alveari” o CCD (acronimo Colony Collapse Disorder), che determina la scomparsa improvvisa di intere colonie. Le cause esatte di questa catastrofe che ha colpito moltissimi Paesi (Italia compresa) non sono note, tuttavia si ritiene che dietro possano esservi gli effetti del riscaldamento globale e gli insetticidi neonicotinoidi. Se i pesticidi uccidono direttamente gli insetti, il clima impazzito può avere effetti devastanti sulle fioriture necessarie al nutrimento delle api, anticipandole e distruggendole con gelate improvvise, condannandole così a morire di fame. In Italia, a causa dell'ultimo inverno “rovente” e della primavera con gelate in sequenza e intemperie, i fiori in molti casi sono stati spazzati via prima di svilupparsi, lasciando miliardi di api e di altri insetti in difficoltà.
Per sopperire a questa carenza di fiori, gli apicoltori sono stati costretti a interventi di emergenza, nutrendo le proprie colonie con “biberon” a base di sciroppi zuccherini, come segnalato dalla Coldiretti in un comunicato stampa. “Le anomalie del meteo che si sono registrate a macchia di leopardo lungo la Penisola hanno colpito le piante in piena fioritura con pesanti conseguenze sul raccolto di miele, mentre la pioggia ed il forte vento hanno ulteriormente ostacolato l’attività di bottinatura delle api per salvare le quali sono state somministrate sostanze zuccherine”, scrive la Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti. “Un intervento straordinario e costoso – aggiunge l'organizzazione – attuato con “biberon” di sciroppo a base di zucchero o miele distribuiti negli alveari per consentire la sopravvivenza degli sciami e delle stesse regine che non possono più contare sui rifornimenti interni a causa della carestia da clima pazzo”.
La Coldiretti sottolinea che in un solo giorno una singola ape raggiunge 7mila fiori per il nettare e servono quattro milioni di visite per ottenere un chilogrammo di miele. Dalle incessanti esplorazioni delle api “dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4, come mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni secondo la Fao, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo”, prosegue l'organizzazione. Al di là dell'impatto del clima impazzito, vi è anche il problema delle monocolture in sostituzione dei campi naturali, ricchi di quella biodiversità floreale necessaria all'adeguata sussistenza degli alveari. Se continueremo a depredare, distruggere e contaminare l'ambiente naturale rischiamo di perdere un vero e proprio pilastro alla base della vita sul nostro pianeta.