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Antibiotico resistenza, morire a causa di batteri incurabili. L’esperto: “Siamo tutti a rischio”

L’antibiotico resistenza è un serio rischio per la salute a livello globale, ma anche per la nostra economia: per capirne di più, abbiamo parlato con Gianluca Corno, ricercatore CNR, che ci ha spiegato tutto ciò che c’è da sapere, come mai si sta diffondendo, cosa c’entrano gli allevamenti di animali e come possiamo ridurre il pericolo.
A cura di Zeina Ayache
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L'antibiotico resistenza, cioè l'incapacità dei farmaci di bloccare i batteri patogeni e quindi di curarci, è un fenomeno che si sta pericolosamente diffondendo in Italia e in tutto il mondo. Ma c0s'è esattamente l'antibiotico resistenza? Come mai è un rischio completo a livello globale? Abbiamo parlato con Gianluca Corno, Ricercatore CNR, che ci ha spiegato tutto ciò che dobbiamo sapere per proteggerci.

Cos’è l’antibiotico resistenza?

L’antibiotico resistenza è quel fenomeno per cui un batterio che è trattato con un antibiotico sviluppa un gene di resistenza che, se attivato, gli permette di diventare immune e, se patogeno, di poter causare infezioni non più curabili con quell'antibiotico.
Gli antibiotici sono forse la più grande scoperta della medicina degli ultimi 200 anni e sono dei medicamenti che vanno a colpire alcuni gruppi batterici e li disattivano, li ammazzano, preservandoci dalle relative infezioni che questi microorganismi possono provocare.
Dal momento in cui il batterio viene colpito dall’antibiotico tende a mettere in atto strategie di difesa che lo possono mutare geneticamente fino a renderlo resistente attraverso geni di resistenza.
I geni di resistenza sono geni che assicurano al batterio altre attività e, per questo, sono già presenti nei batteri; modificandosi, riescono a contrastare la molecola dell’antibiotico.
Questo fenomeno della resistenza dei batteri agli antibiotici è conosciuto ormai dal tempo della scoperta della penicillina, lo stesso Fleming infatti ci mise in guardia sul fatto che già dopo pochi anni dalla sua introduzione, alcuni batteri stavano sviluppando una resistenza alla penicillina.
Gli antibiotici esistono da sempre in natura e sono utilizzati dagli organismi per avere, ad esempio, un vantaggio competitivo contro altri organismi: la resistenza è dunque un fenomeno che è ‘vecchio’ quanto l’esistenza dei batteri stessi. Ad oggi però l’utilizzo massiccio e sbagliato degli antibiotici da parte dell’uomo ha portato ad un enorme sviluppo delle resistenze nei batteri, patogeni e non, che praticamente sono, in alcuni casi, diventati intrattabili.
Questo significa che se una persona viene infettata da un batterio multiresistente, contro cui non c’è quindi un trattamento antibiotico efficace, o l’organismo riesce a vincere l’infezione da solo, oppure il paziente muore.

Quanti morti fa la resistenza agli antibiotici in Italia, e nel mondo?

Ad oggi in Italia abbiamo circa 9.000/10.000 morti accertati all’anno a causa dell’antibiotico resistenza, dato che sale a 33-34 mila in Europa, e questo sono sotto stime. Il problema è che questa situazione a livello globale non sta affatto migliorando, anzi, sta peggiorando. Le stime degli esperti ci dicono che di questo passo nel 2050 avremo 10 milioni di morti a livello mondiale, più morti rispetto ad esempio al cancro.

Quali saranno le conseguenze a livello globale?

Tutto ciò avrà un impatto importante anche sull’economia globale per il costo dei trattamenti che dovranno essere utilizzati, per i giorni di lavoro persi, e per le cure specifiche di cui ci sarà bisogno e porterà ad un crollo di circa il 3,5% sul PIL globale, una crisi economica pari a quella del 1930.
Non dimentichiamo inoltre il rischio di pandemie di batteri antibiotico resistenti intrattabili che renderebbero impossibili anche le operazioni chirurgiche più semplici, come un taglio cesareo, che diventerebbe un’operazione ad alto rischio.
Questo è lo scenario dentro cui ci stiamo muovendo oggi, ed è anche la direzione che stiamo prendendo.

Come pensiamo di affrontare l’antibiotico resistenza?

Dopo 20 anni di disinteresse nei confronti di questa situazione critica, nell’ultimo decennio l’approccio verso l’antibiotico resistenza è cambiato molto e si è iniziato ad affrontare il problema, putroppo non a livello globale, ma solo in quelle nazioni che hanno iniziato ad intraprendere iniziative e legislazioni specifiche, come in Nord America e in Europa. Oggi gli interventi per contrastare questo fenomeno si muovono su tre livelli:
1. Consapevolezza, quindi la presa di coscienza del problema, la diffusione di consigli utili per i cittadini, le buone pratiche di utilizzo corretto dei farmaci
2. Sviluppo, quindi la ricerca volta allo sviluppo di nuovi antibiotici da utilizzare in modo corretto (evitando l’abuso)
3. Ricerca, quindi studi per comprendere come si sviluppi l’antibiotico resistenza.

Quali sono gli errori più comuni che commettiamo?

Per quanto riguarda i medici meno preparati, l’errore più comune è quello di prescrive un antibiotico anche a pazienti le cui problematiche potrebbero risolversi senza l’utilizzo del farmaco. Questo abuso ha portato i batteri a ‘conoscere’ sempre meglio gli antibiotici e a sviluppare la resistenza ad essi, rendendoli inefficaci.
Per quanto riguarda i pazienti, gli errori più comuni sono da un lato il richiedere l’antibiotico anche per condizioni di salute che potrebbero risolversi da sole, dall’altro quello di non completare il ciclo di cura di 5 giorni, smettendo di assumere il farmaco magari dopo 3 giorni perché i sintomi sono scomparsi. A questo dobbiamo aggiungere che molte persone gettano i farmaci avanzati nel water o nella spazzatura, andando ad immettere nell’ambiente le molecole dell’antibiotico e accrescendo la resistenza a livello ambientale.

Quali sono gli altri settori che stanno contribuendo all’antibiotico resistenza?

Anche in zootecnia c’è un utilizzo scorretto degli antibiotici e si sta cercando di ridurne l’utilizzo ed ottimizzarlo, ad esempio evitando la somministrazione preventiva agli animali. Ad oggi l’obiettivo è quello di dare l’antibiotico non a tutti gli animali negli allevamenti, preventivamente, ma solo a quelli effettivamente malati.
C’è un altro aspetto da considerare. Molti sono i prodotti alimentari importati in Italia ed in Europa per la vendita che sono pieni di batteri antibiotico resistenti, ad esempio alcune specie di pesci come il filetto di pangasio, e che possono contaminare anche altri pesci, magari provenienti da allevamenti biologici, poiché esposti vicini sul ghiaccio. Inoltre, anche se questi poi li cuociamo, eliminando i batteri, prima però li abbiamo maneggiati e appoggiati in cucina, e ne entriamo in contatto, creando un ambiente antibiotico resistente.

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