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Covid 19

Ansia e depressione in più della metà dei pazienti guariti da Covid-19

Uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano indica che il 56% delle persone che ha superato l’infezione da coronavirus ha dovuto fare i conti anche con disturbi della sfera psichiatrica. Le più colpite sono state le donne, portando all’ipotesi che la maggiore vulnerabilità sia dovuta anche un diverso funzionamento del sistema immunitario.
A cura di Valeria Aiello
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Ansia, depressione, patologie da stress post-traumatico e insonnia sono solo alcuni dei disturbi con cui ha dovuto fare i conti la maggior parte dei pazienti che ha affrontato e vinto il coronavirus. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and ImmunityBrain, Behavior and Immunity dal pool di ricercatori coordinato dal professor Francesco Benedetti, psichiatra e responsabile dell’Unità di ricerca in Psichiatria e Psicobiologia Clinica presso la Divisione di Neuroscienze dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. La ricerca, la prima al mondo a valutare le conseguenze di Covid-19 nello sviluppo di patologie della sfera psichiatrica, è stata condotta su 402 pazienti dell’ambulatorio di follow-up post-Covid-19 che il San Raffaele ha attivato lo scorso maggio: l’analisi ha evidenziato che nel 56% dei casi i pazienti hanno mostrato almeno un disturbo psichiatrico, proporzionalmente alla gravità dell'infiammazione avuta durante la malattia.

Ansia e depressione in più della metà dei pazienti guariti da Covid-19

Nello specifico, il percorso di controllo della durata di circa sei mesi, rivolto a di chi era risultato positivo ed è stato poi dimesso dalla struttura, ha previsto una serie di visite con equipe multidisciplinari formate da medici internisti, infettivologi, neurologi, psichiatri, nefrologi e cardiologi da cui “è chiaramente emerso da subito che l’infiammazione causata dalla malattia può avere ripercussioni anche a livello psichiatrico – ha affermato il professor Benedetti – . In effetti, gli stati infiammatori (anche in conseguenza di infezioni virali) riguardano i fattori di rischio per patologie diverse, in particolare la depressione”.

I medici hanno riscontrato che il 28% dei pazienti ha evidenziato disturbi da stress post-traumatico, il 31% di depressione, il 42% di ansia, il 40% di insonnia e il 20% di una sintomatologia ossessivo-compulsiva.

Dall’indagine è inoltre emerso il peggioramento della condizione nei pazienti che avevano una precedente diagnosi di disturbo psichiatrico mentre, tra coloro che non ne avevano mai sofferto, sono state le donne ad essere le più colpite da ansia e depressione, nonostante una minore gravità dell’infezione. “Questo conferma quello che già sapevamo, ossia la maggior predisposizione della donna a poter sviluppare disturbi della sfera ansioso-depressiva, e ci conduce a ipotizzare che questa maggiore vulnerabilità possa essere dovuta anche al diverso funzionamento del sistema immunitario nelle sue componenti innate ed adattive” ha aggiunto Benedetti.

Ripercussioni meno gravi sono invece state riscontrate nei pazienti che sono stati ricoverati in ospedale rispetto a quelli seguiti presso il proprio domicilio. Un risultato che, sottolinea il San Raffaele in una nota, mette in evidenzia il ruolo e l’attenzione del supporto sanitario nel diminuire l’isolamento sociale e la solitudine dovuti dalla pandemia, in considerazione dell’evidenza che le conseguenze psichiatriche da COVID-19 possano essere causate non solo dalla risposta immunitaria al virus stesso ma anche da fattori di stress psicologico come l'isolamento sociale stesso, la preoccupazione di infettare gli altri e lo stigma dovuto alla malattia. “Il prossimo obiettivo – ha annunciato Benedetti – sarà approfondire la ricerca sui biomarcatori dell’infiammazione per diagnosticare condizioni patologiche emergenti e monitorarle nel tempo. È infatti, grazie alla creazione di una banca biologica fin dai primi giorni dell’epidemia che abbiamo oggi a disposizione informazioni cliniche e materiale biologico dei pazienti ricoverati e trattati nel nostro ospedale”.

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