Anche l’Himalaya soffre il caldo: Everest sempre più “nudo”
Dalle vette spettacolari dell'Himalaya giunge una nuova conferma dello stato di salute precario del nostro pianeta. L'imponente catena montuosa asiatica ospita la montagna più alta del mondo, l'Everest (8848 metri), la cui ampia vetta è coperta da uno dei ghiacciai più ricchi della Terra. Da tempo i ricercatori stanno studiando la resistenza di questi ghiacci all'innalzamento delle temperature causate dall'inquinamento, giungendo spesso a soluzioni opposte. Un team di esperti del CNR e dell'Ev-K2-CNR ha analizzato rilievo cartografici ed immagini satellitari della barriera himalayana dal 1950 ad oggi. I dubbi, ora, si sono sciolti: negli ultimi 50 anni i ghiacciai si sono ritirati del 13%. Una media di 400 metri all'anno, a partire dal 1962. Il fenomeno riguarda soprattutto i ghiacciai con superficie inferiore al chilometro quadrato, che, riportano gli studiosi, "hanno perso mediamente il 43% della loro superficie e stanno scomparendo rapidamente".
Lo scioglimento de ghiacciai è causato dall'aumento delle temperature e dall'intensità delle precipitazioni. Dagli anni Novanta ad oggi, le temperature sono più calde di 0,6 C°, mentre le precipitazioni dei periodi invernali e pre-monsonici si sono ridotte di 100 millimetri. Una situazione, quella registrata dal CNR, che, laddove non si agisca tempestivamente, preannuncia un pericolo di interesse mondiale, ma che è vissuto dalle popolazioni del posto come una calamità immediata. Sudeep Thakuri, dottorando all'Università di Milano e autore della ricerca, spiega che, ad esempio, "Le popolazioni a valle del Parco Nazionale del Sagaramatha dipendono dai ghiacciai come fonti di acqua potabile, per l'agricultura, e la produzione energetica".