Amasia, il supercontinente del futuro
Territori in lento ed impercettibile ma continuo movimento, alcuni in fase di avvicinamento tra loro, altri sempre più distanti: è la «deriva dei continenti» teoria elaborata ed enunciata esattamente un secolo fa da Alfred Wegener, dopo che decenni di osservazioni da parte della comunità scientifica dei fenomeni geologici avevano aperto la strada ad un discorso organico che rese comprensibile quali erano i meccanismi alla base dei movimenti del suolo, sviluppato poi nella più complessa teoria della «tettonica a placche» in tempi più recenti. Conosciamo tutti la storia della Pangea, il supercontinente che si affacciava su un unico, vasto mare, la Panthalassa: immenso territorio che raccoglieva tutte le terre emerse e che, milioni di anni fa, iniziò il proprio processo di disgregazione e frammentazione.
SCENARI FUTURI DEI CONTINENTI – I movimenti che portarono la Terra assumere l'aspetto attuale, naturalmente, sono stati estremamente graduali; inizialmente, da una prima spaccatura, si sono formati due grandi supercontinenti, Laurasia e Gondwana; successivamente le terre emerse andarono a posizionarsi nell'assetto che conosciamo. In maniera del tutto temporanea, s'intende, dal momento che questo è un processo continuo, in cui i giganti si vengono incontro e si allontanano, frantumandosi o scontrandosi, dando vita a nuove forme; al punto che, da decenni, gli scienziati hanno sviluppato diversi modelli geologici per cercare di individuare quale sarà lo scenario della superficie tra decine di milioni di anni. Secondo i ricercatori, il futuro ha già un volto, quello del supercontinente Amasia, nato dall'unione di America ed Asia (o forse includendo anche Africa, Australia ed Antartide): non si concorda, tuttavia, sul suo posizionamento sulla superficie del pianeta. A detta di alcuni, verrà a trovarsi laddove un tempo ci fu la Pangea, originandosi per introversione, ovvero in seguito alla «chiusura» dell'Oceano Atlantico, definito «interno»; l'altro modello sostiene che Amasia nascerà per estroversione quando il Pacifico, oceano «esterno», si chiuderà creando così un supercontinente nel punto del globo diametralmente opposto a quello del suo progenitore.
AMASIA, SUPERCONTINENTE NEL MAR GLACIALE ARTICO – L'ultima proiezione, questa volta, giunge dall'Università di Yale: alcuni ricercatori guidati dal geologo Ross Mitchell hanno proposto un nuovo modello che sposterebbe il centro del supercontinente ad una distanza di 90° rispetto al luogo in cui era posizionata la Pangea, ovvero negli attuali mari boreali. La recente ipotesi si baserebbe su un'osservazione nata nell'ambito dello studio, pubblicato dalla rivista Nature: nel cercare di scoprire se le posizioni dei supercontinenti che si sono succeduti nelle diverse ere geologiche fossero state causali, i ricercatori hanno esaminato il magnetismo fossile in diverse località del pianeta, constatando come Pangea si fosse formata a circa 90° di distanza dal precedente aggregato continentale, Rodinia, a sua volta creatosi a 90° dal suo predecessore, Nuna. Insomma, ci sarebbe, secondo il modello di Mitchell, una logica che determinerebbe con una certa chiarezza il futuro luogo in cui i continenti si uniranno nuovamente, tra 100 milioni di anni: è il modello dell'ortoversione in cui i moti delle placche verso nord porteranno alla chiusura del Mar dei Caraibi e, successivamente, spingeranno fino a far sparire anche il Mar Glaciale Artico, dove Amasia diverrà il nuovo supercontinente.