Alzheimer, effetti collaterali: farmaco aumenta il rischio di ricoveri per malattia “mangia-muscoli”
Il donepezil, un farmaco usato comunemente per il trattamento del morbo di Alzheimer e di altre forme di demenza, raddoppia il rischio di essere ricoverati in ospedale per rabdomilisi rispetto ad altri medicinali. La rabdomilisi è una condizione che determina rottura delle cellule del muscolo scheletrico e rilascio in circolo delle sostanze contenute nel tessuto; i rischi principali sono perdita della funzionalità muscolare e collasso dei reni. A determinare il rischio del donepezil è stato un team di ricerca canadese guidato da scienziati delle divisioni di Nefrologia e Geriatria presso l'Università McMaster, che hanno collaborato con i colleghi dei Dipartimenti di Medicina, Epidemiologia e Biostatistica dell'Università Occidentale.
Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Jamie L. Fleet, docente presso il Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitazione dell'ateneo di Hamilton, sono giunti a questa conclusione dopo aver condotto un'approfondita indagine statistica sui dati di oltre 220mila pazienti di età pari o superiore a 66 anni, tutti coinvolti nello studio “ICES” tra il 2002 e il 2017. Fleet e colleghi volevano determinare il rischio di essere ricoverati in ospedale per rabdomiolisi a 30 giorni dalla prescrizione di tre farmaci normalmente usati per trattare il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza come quella vascolare e da corpi di Lewy. Oltre al donepezil gli scienziati hanno valutato l'impatto della rivastigmina e della galantamina; sono tre principi attivi che svolgono attività di inibitori della colinesterasi, un enzima che catalizza l'idrolisi della acetilcolinesterasi e che dunque aumenta la concentrazione di acetilcolina nelle sinapsi.
Dall'incrocio dei dati è emerso che i pazienti che assumevano donepezil avevano un rischio doppio di essere ricoverati in ospedale per rabdomiolisi rispetto a quelli cui erano stati prescritti gli altri due farmaci. Nonostante ciò, gli autori dello studio hanno sottolineato che il rischio generale resta comunque piuttosto basso. “I risultati di questo studio di coorte basato sulla popolazione supportano gli avvertimenti delle agenzie di regolamentazione sul rischio di rabdomiolisi indotta da donepezil”, ha dichiarato la professoressa Fleet in un comunicato. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata CMAJ (Canadian Medical Association Journal).