video suggerito
video suggerito

Altro che Nessie! Ecco il fossile di uno spaventoso predatore scozzese

Si tratta di una creatura marina che fino ad oggi non era nota agli scienziati: i suoi resti sono stati ritrovati in Scozia.
A cura di Nadia Vitali
772 CONDIVISIONI
Rappresentazione artistica dell'ittiosauro recentemente scoperto dagli esperti dell'università di Edimburgo
Rappresentazione artistica dell'ittiosauro recentemente scoperto dagli esperti dell'università di Edimburgo

Con buona pace di quanti credono che tra le acque del Loch Ness si aggirasse un mostro marino, eredità di ere geologiche trascorse, bisogna subito specificare che non può essere stato Nessie; tutt'al più la madre o il padre. Ma neanche. La nuova creatura scoperta dai paleontologi della University of Edinburgh, infatti, visse ben 170 milioni di anni fa e preferiva il mare al lago.

Una specie gaelica

I suoi resti sono parte di una collezione di fossili – comprendente denti, crani, vertebre nonché un arto superiore – venuta alla luce nel corso degli ultimi cinquant'anni sull'isola scozzese di Skye. Ad un'attenta analisi, hanno rivelato di essere riconducibili ad un rettile marino appartenente all'ordine degli ittiosauri che nuotò nei mari scozzesi durante il giurassico: nella fattispecie si tratta del primo animale di questo tipo di cui si sia trovata traccia in Scozia. Il nome scelto per questa creatura è Dearcmhara shawcrossi, con un doppio omaggio. Brian Shawcross, infatti, fu un entusiasta dilettante che nel 1959 scoprì quel che restava della creatura presso la Bearreraig Bay. Dearcmhara – che, spiegano gli esperti, dovrebbe pronunciarsi "jark vara" – è invece il nome con cui la lingua gaelica scozzese indica la lucertola marina ed è quindi un tributo all'antichissima storia dell'isola di Skye e delle Ebridi: la specie è una delle pochissime a poter vantare un nome gaelico.

Predatore dei mari

Le caratteristiche dell'animale sono state descritte dagli scienziati in un articolo pubblicato dallo Scottish Journal of Geology e, secondo i paleontologi, potrebbero fornire nuovi interessanti dettagli per comprendere come si sono evolute le creature marine. Con i suoi 4,3 metri di lunghezza, questa sorta di lucertolone probabilmente somigliava ai moderni cetacei, in particolare ai delfini: si trattava, tuttavia, di una similitudine soltanto apparente, dal momento che apparteneva alla classe dei rettili. Del resto era il periodo in cui proprio questi animali dominavano il Pianeta, dato che mentre gli ittiosauri come Dearcmhara shawcrossi nuotavano, sulla superficie terrestre si aggiravano i dinosauri con i quali erano imparentati. Grazie ad un corpo estremamente flessibile, a vederlo nuotare probabilmente faceva venire in mente una grossa anguilla.

L'isola di Skye

Durante il Giurassico, buona parte dell'isola di Skye era sott'acqua: all'epoca era collegata alla restante Gran Bretagna e faceva parte di una grande isola posizionata tra due grandi masse continentali che poi si sarebbero gradualmente allontanate andando a formare Europa e Nord America. Per questa ragione l'isola di Skye è un buon punto per ritrovare fossili del Giurassico Medio.

Un parente di Nessie?

Immagine

Premesso che la leggenda del mostro lacustre è rimasta sempre tale negli anni, non essendo mai state trovate prove che confermino l'esistenza di un animale misterioso nelle acque di Loch Ness, vale la pena di ricordare che i parenti più prossimi di Nessie sarebbero comunque altri. L'immagine degli anni '30 che ha reso celebre il mostro ritrae infatti un animale che sembrerebbe strettamente imparentato con un plesiosauro, anch'esso un rettile marino i cui resti più rappresentativi sono stati ritrovati effettivamente nelle aree di Germania ed Inghilterra. Peccato che nel 1996 si è dimostrata la natura truffaldina di quella fotografia e che, nel frattempo, nessuna prova è giunta a sostegno dell'ipotesi che esista qualcosa di misterioso nel lago scozzese: sarebbe stato bello pensare che una creatura così antica fosse sopravvissuta giungendo fino ai tempi nostri. Tuttavia possiamo dirci ben fortunati quando gli scienziati ritrovano ancora i resti di animali realmente esistiti, come nel caso di Dearcmhara shawcrossi. 

772 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views