Allarme clima, l'Onu avverte: se non si cambia, in arrivo siccità e inondazioni
L'Intergovernmental panel on climate change, la commissione internazionale che raccoglie migliaia di scienziati impegnati nello studio dei cambiamenti climatici su mandato delle Nazioni Unite, lancia l'allarme nel quinto rapporto che sarà messo a punto in occasione della riunione di esperti che si terrà tra il 14 ed il 19 novembre a Kampala, in Uganda, in attesa del vertice mondiale di Durban dove, tra un mese, i governi di tutto il mondo si riuniranno per mettere in piedi (almeno così dovrebbero) una strategia climatica per il futuro.
Un futuro che non è certo dei più rosei, se non si interviene immeditamente e con misure forti che implichino una virata improvvisa e decisiva per il nostro pianeta, anche a costo di andare a toccare le leggi del mercato: perché qui, in ballo, c'è qualcosa di ben più serio che deve essere garantito. Lo scenario che gli scienziati lasciano intravedere è quello che, in questi ultimi mesi, e soprattutto nelle ultime settimane, abbiamo esperito anche noi italiani sulla nostra pelle.
All'alternarsi delle stagioni delle zone temperate, si sostiuiranno sempre di più inondazioni, tifoni, precipitazioni violentissime e dai risvolti imprevedibili, proprio come quelle verificatesi prima a Roma, poi nelle Cinque Terre, a Genova ed infine a Napoli; il tutto alternato ad ondate di calore e siccità. Naturalmente, la tendenza allarmante riguarda l'intero globo terrestre, secondo quanto hanno potuto verificare gli scienziati che hanno analizzato i dati, individuando nel 2010 un anno che ha notevolmente accelerato l'aumento dei disastri climatici.
Difficile pensare che sia puramente casuale il fatto che proprio il 2010 abbia registrato il record assoluto di emissioni nell'atmosfera di CO2: un dato allarmante che parla del 5,9% in più rispetto al 2009, secondo quanto anticipato dal CDIAC, Carbon Dioxide Information Analysis Center, del dipartimento dell'energia americano. Principali colpevoli Cina e Stati Uniti, come da parecchi anni a questa parte, responsabili da soli della metà dell'anidride carbonica emessa sul pianeta.
Lo stesso 2010 in cui innumerevoli incendi hanno flagellato la Russia mentre il Pakistan e l'India annegavano, seguito da un 2011 ugualmente catastrofico in cui, come si sta vedendo sempre di più, non sono più soltanto le zone tropicali e l'artico a pagare le conseguenze ma anche le fasce più temperate in cui le tendenze climatiche vedono moltiplicarsi sempre più i fenomeni estremi.
Secondo l'IPCC un intervento immediato e privo di esitazioni potrebbe ancora rivelarsi salvifico per il nostro pianeta, se frutto dell'impegno di tutti i governi: viceversa, se il trend del 2010 continuerà ad essere portato avanti, per il 2050 è previsto un innalzamento di 3 gradi della temperatura, con piogge più violente nelle zone tropicali e nevicate intense ad alte latitudini, cicloni e tifoni aumenteranno, la temperatura dei mari si alzerà portando al pericoloso scioglimento dei ghiacciai mentre nel Mediterraneo, Europa Centrale, Brasile e Nord America la siccità diventerà un problema contro cui combattere. Appelli drammatici che gli scienziati ripetono da anni nell'indifferenza della maggior parte dei governi, troppo impegnati ad assecondare i voleri delle multinazionali e le logiche del mercato: non è ancora troppo tardi per cambiare strada ma, certamente, il tempo stringe.