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Alla Stazione Spaziale Internazionale sono arrivati i rifornimenti

E alla manovra di aggancio della capsula Dragon ha contribuito anche la nostra astronauta, Samantha Cristoforetti.
A cura di Redazione Scienze
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Dragon si attacca al modulo Harmony (Credit: NASA TV)
Dragon si attacca al modulo Harmony (Credit: NASA TV)

Partita sabato 10 gennaio da Cape Canaveral, la capsula spaziale Dragon dell’azienda SpaceX è giunta a destinazione con il suo prezioso carico intatto: un “bagaglio” di oltre due tonnellate, tra rifornimenti per gli astronauti “di stanza” sulla Stazione Spaziale Internazionale e nuovi materiali utili agli esperimenti che si portano avanti all’interno dell’avamposto umano nell'universo.

Samantha Cristoforetti ai posti di manovra

L’aggancio tra la capsula e la stazione orbitante si è verificato mentre la ISS si trovava a viaggiare nell'area sovrastante il mar Mediterraneo. Il comandante della missione Expedition 42 Barry Wilmore della NASA, aiutato dall'assistente di volo ingegnere Samantha Cristoforetti dell’ESA, ha manovrato il braccio robotico della stazione per “catturare” il veicolo spaziale Dragon: le operazioni, seguite direttamente da Houston, hanno avuto luogo pochi minuti prima di mezzogiorno, secondo l'orario italiano.

Il lancio precedente della NASA

Rifornimenti che erano molto attesi: ricorderete infatti come, alla fine dello scorso ottobre, un altro veicolo spaziale diretto alla volta della stazione orbitante esplose pochi secondi dopo il suo lancio. In quel caso si trattava di un razzo della Orbital Science, la quale effettuava il lancio per conto dell’Agenzia Spaziale Americana presso la base di Wallops, in Virginia: certo, pochi giorni dopo sono arrivate comunque le forniture da parte dell'équipe russa perché, in ogni caso, gli astronauti all'interno della ISS non sarebbero stati abbandonati a loro stessi. Adesso, però, dopo un primo rinvio già avvenuto il 6 gennaio, anche la Dragon della NASA è arrivata a portare il suo contributo.

L'atterraggio (fallito) del razzo

Il lancio di sabato prevedeva anche un secondo ambizioso obiettivo che, qualora fosse stato raggiunto, avrebbe portato ad immaginare un abbassamento drastico dei costi delle missioni spaziali: secondo i piani di Space X, infatti, il primo stadio a staccarsi dalla capsula, un razzo Falcon 9, sarebbe dovuto rientrare ed essere recuperato attraverso un atterraggio programmato su una piattaforma galleggiante a circa 300 chilometri a largo dalle coste di Cape Canaveral. Purtroppo questa parte della missione non è andata a buon fine: un gran peccato, se si considera che il costo di ciascun singolo lanciatore si aggira attorno ai 60 milioni di dollari.

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