Alcol in gravidanza, rischio aborto aumenta dell’8% per ogni settimana di consumo (anche limitato)
Il rischio di aborto spontaneo entro la ventesima settimana di gestazione sale dell'8 percento per ogni settimana in cui la donna incinta consuma alcol, nello specifico tra la quinta e la decima settimana. La nona settimana è considerata quella che ha l'impatto peggiore in termini di rischio. A rendere ancor più allarmanti questi dati vi è il fatto che è indifferente la quantità di alcol assunta dalla gestante. In parole semplici, le maggiori probabilità di aborto si palesano anche quando si beve poco (con una media di meno di un drink a settimana). Tale rischio è indipendente anche dalla tipologia di alcol consumato, così come da situazioni di vero e proprio abuso (il cosiddetto binge drinking).
A determinare l'impatto dell'alcol sul rischio di aborto spontaneo è stato un team di ricerca americano composto da scienziati di vari dipartimenti del Vanderbilt University Medical Center (VUMC) di Nashville. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Katherine Hartmann, docente presso il Vanderbilt Epidemiology Center – Institute of Medicine and Public Health e vicepresidente del programma Research Integration dell'ateneo, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto in uno studio oltre 5.300 donne. Le partecipanti stavano pianificando una gravidanza o si trovavano all'inizio di essa, e provenivano tutte da otto aree metropolitane del Tennessee, della Carolina del Nord e del Texas. Durante la sperimentazione hanno risposto a questionari ad hoc durante il primo trimestre della gravidanza, e gli scienziati ne hanno costantemente monitorato l'evoluzione.
Incrociando i dati è emerso che le donne che avevano smesso di bere quando si sono accorte di non avere il ciclo (e dunque si sono sottoposte a un test di gravidanza risultato positivo) hanno sperimentato un rischio di aborto spontaneo del 37 percento superiore rispetto a quelle che non avevano fatto uso di alcol. Circa la metà delle partecipanti ha affermato di aver bevuto durante il periodo del concepimento e nelle prime settimane di gravidanza, interrompendo il consumo di alcol (in media) a un mese dall'avvio della gestazione. Come indicato, per quelle che hanno continuato a consumare alcolici tra la quinta e la decima settimana, il rischio di aborto è aumentato dell'8 percento per ogni settimana in cui hanno bevuto, indipendentemente dalla quantità.
“L'astensione dall'alcol durante il concepimento o durante la gravidanza è stata a lungo consigliata per diverse ragioni, inclusa la prevenzione della sindrome alcolica fetale. Tuttavia, i livelli modesti di consumo sono spesso considerati sicuri. Per questa ragione, i nostri risultati sono allarmanti. Nessuna quantità può essere considerata sicura quando si tratta di rischio di perdita della gravidanza”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Hartmann. “Tenendo presente che la coorte è ampia, proviene da comunità diverse, include dati all'inizio della gravidanza e l'analisi si basa su tecniche più avanzate rispetto a quelle degli studi precedenti, siamo fiduciosi di aver sollevato importanti preoccupazioni”, le ha fatto eco il coautore dello studio Alex Sundermann.
Ad oggi non è chiaro come l'alcol catalizzi il rischio di aborto spontaneo, tuttavia si ritiene che possa giocare un ruolo l'alterazione ormonale, la “qualità” dell'attecchimento dell'embrione, l'aumento dello stress ossidativo e altri fattori innescati dal bere. Alla luce dei risultati dello studio, Hartmann e colleghi hanno ricordato l'importanza dei test di gravidanza, che in caso di positività possono spingere immediatamente a smetterla con l'alcol. Lo stop alle bevande alcoliche, sottolineano gli esperti, dovrebbe essere preso in considerazione anche quando si pianifica una gravidanza o quando c'è la possibilità che essa si verifichi. I dettagli della ricerca “Week-by-week alcohol consumption in early pregnancy and spontaneous abortion risk: a prospective cohort study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata American Journal of Obstetrics.