Al via la sperimentazione in Italia dell’Avigan: farmaco elogiato in un video virale
Con una nota pubblicata sul proprio sito, l'Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato formalmente la sperimentazione clinica del principio attivo Favipiravir per il trattamento della COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Il medicinale, un antivirale brevettato e sviluppato da una casa farmaceutica giapponese, era balzato prepotentemente agli onori della cronaca nazionale dopo la pubblicazione di un video su Facebook da parte di un quarantaduenne romano. Nel filmato, registrato presso il famoso quartiere di Tokyo Ikebukuru, l'uomo – con un percorso di studi in Farmacia – sottolineava le potenzialità del medicinale, che avrebbe evidenziato efficacia nei pazienti con COVID-19.
Oltre al video in questione, negli stessi giorni sono iniziati a circolare i risultati di alcuni studi preliminari condotti in Cina, alimentando polemiche e dibattiti sull'opportunità di sperimentare l'antivirale anche in Italia. Un funzionario del ministero cinese della Scienza e della Tecnologia, il dottor Zhang Xinmin, aveva affermato che il Favipiravir “ha un alto grado di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento”, dopo essere stato testato su 340 pazienti con COVID-19 ricoverati a Shenzen e Wuhan, come riportato dal Guardian. Lo studio “Experimental Treatment with Favipiravir for COVID-19: An Open-Label Control Study” condotto su 80 pazienti da scienziati dell'Istituto di Farmacologia e Tossicologia di Pechino e del Terzo Ospedale del Popolo di Shenzen, aveva invece rilevato che l'antivirale era riuscito a ridurre di alcuni giorni il decorso della patologia infettiva rispetto al trattamento con antiretrovirali (farmaci anti HIV) lopinavir e ritonavir.
Con l'aumentare delle aspettative sul farmaco, non approvato dall'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e dalla FDA americana, il 22 marzo intervenne anche l'AIFA con una nota, nella quale si specificava che sebbene vi fossero alcune indicazioni di una potenziale attività, mancavano ancora evidenze scientifiche dell'effettiva efficacia contro il coronavirus, in assenza di studi clinici pubblicati (quelli disponibili all'epoca non erano ancora stati sottoposti a revisione paritaria). A distanza di 24 ore, a sorpresa, il ministro della salute Roberto Speranza annunciò che proprio l'Agenzia del farmaco stava mettendo a punto un programma di sperimentazione e ricerca sul Favipiravir, “per valutare l'impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia”. A un mese e mezzo di distanza il protocollo è pronto ed è dunque arrivato il via libera formale alla sperimentazione, con la pubblicazione della documentazione relativa allo studio.
Come specificato dall'AIFA, il Favipiravir sarà al centro di uno studio “multicentrico e multinazionale, di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo”, al fine di valutare efficacia e sicurezza nei pazienti adulti affetti da COVID-19 di tipo moderato, come si evidenzia dal titolo ufficiale del documento: A Multi-center, Randomized, Double-blind, Placebo-controlled, Phase III Clinical Study Evaluating the Efficacy and Safety of Favipiravir in the Treatment of patients with COVID-19-Moderate Type. Nel nostro Paese la sperimentazione sarà effettuata in diversi centri, e a coordinare i medici e i ricercatori italiani coinvolti saranno gli scienziati dell’Azienda SocioSanitaria Territoriale (ASST) Fatebenefratelli-Sacco di Milano, in prima linea nell'emergenza coronavirus. Nell'indagine potrebbero essere coinvolti anche ospedali veneti, dato che la Regione aveva espresso interesse alla sperimentazione del Favipiravir sin da quando se n'è iniziato a discutere.
Il Favipiravir/Avigan è autorizzato in Giappone dal 2014 per il trattamento di forme influenzali innescate da patogeni “nuovi o riemergenti” che non rispondono ad altri trattamenti. Dubbi sull'efficacia del farmaco sono stati espressi dalle autorità sanitarie sudocoreane, che hanno deciso di non autorizzarne l'uso sui pazienti con COVID-19, come riporta l'agenzia di stampa Yonhap. Il Ministro della Sicurezza Alimentare e dei Farmaci sudcoreano Oh Myoung-don ha dichiarato che questa decisione è stata presa perché all'epoca non sussistevano dati clinici sufficienti a supporto dell'efficacia del medicinale, inoltre il principio attivo avrebbe evidenziato effetti collaterali significativi nelle ricerche sugli animali. Lo studio di Fase III pronto a partire anche in Italia dovrebbe fare finalmente chiarezza.