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Agnelli macellati ancora coscienti, picchiati e lasciati morire tra atroci sofferenze: il video

Rese pubbliche da Animal Equality le immagini che mostrano ciò che avviene in un macello a cui è stato concesso di non praticare lo stordimento per la macellazione: agnelli sgozzati e lasciati morire tra atroci sofferenze.
A cura di Zeina Ayache
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Le immagini parlano chiaro: in un macello di Viterbo gli animali vengono macellati senza la pratica dello stordimento e, oltre ad essere picchiati e trascinati per le zampe, vengono lasciati a morire tra atroci sofferenze. Questo è quanto mostrano le immagini pubblicate da Animal Equality, l'organizzazione internazionale che si dedica alla protezione degli animali allevati a scopo alimentare e presente anche in Italia, dove ha potuto, con la sua inchiesta, mostrarci ciò che avviene all'interno dei macelli a cui viene concesso il permesso speciale di macellare gli animali senza stordimento. Ma perché?

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Stordimento sì o no. Il regolamento europeo in materia di macellazione prevedere che gli animali, prima di essere macellati, vengano storditi: in pratica con una pistola a proiettile captivo o elettronarcosi l'animale viene portato in uno stato di incoscienza che deve durare fino alla morte, in questo modo si può procedere con lo sgozzamento (così facendo l'animale è vivo ma ‘non sente nulla' e, in seguito allo sgozzamento, è possibile il dissanguamento necessario, quando invece un animale è morto, il dissanguamento è più difficoltoso). In alcuni casi, come nei casi della macellazione rituale (Islam ed Ebraismo), i macelli ottengono la possibilità di non stordire gli animali: per questioni di credo religioso infatti si sostiene che l'animale debba essere cosciente nel momento dello sgozzamento, questo significa che percepisce il dolore.

Il macello di Viterbo. Chiarite le differenze tra le tipologie di macellazione, torniamo al macello di Viterbo. Qui le telecamere di Animal Equality ci permettono di vedere cosa succede quando lo stordimento non è previsto. Nel caso in questione il macello, ad oggi chiuso per fallimento ma comunque denunciato dall'organizzazione) aveva ottenuto una deroga. Oltre alla macellazione senza stordimento però le immagini mostrano molto altro:

  • operatori che infrangano sistematicamente la maggior parte delle prescrizioni igienico-sanitarie, nonché qualunque norma minima per la protezione degli animali
  • operatori che sgozzano in modo sistematico animali completamente coscienti
  • operatori che gonfiano con un compressore animali ancora vivi
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  • animali lasciati ad agonizzare per interi minuti
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  • operatori che prendono a calci gli animali senza motivo
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  • operatori che strattonano gli animali per una sola zampa o per la coda, con il rischio di spezzargliela
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  • operatori che lanciano bruscamente in aria agnelli e capretti, ammassandoli l’uno sull’altro
  • operatori che trascinano le capre afferrandole violentemente per le corna

Pratiche queste non in linea con le regole da seguire per rispettare il benessere animali anche in luoghi come il macello dove parlare di benessere è comunque complesso.

La denuncia di Animal Equality. Animal Equality Italia non si limita a mostrarci le immagini di questo macello, che è uno dei 200 che ha ottenuto la deroga, ma ha lanciato una petizione su scala nazionale e rivolta al Parlamento italiano “affinché siano introdotte al più presto pene incriminatrici per il maltrattamento degli animali durante le fasi di stordimento e abbattimento e perché venga rinforzato il sistema di controlli atti a identificare e denunciare qualunque forma di violazione. A tal fine, viene richiesta anche l’installazione obbligatoria di telecamere a circuito chiuso in tutte le strutture di macellazione”. Animal Equality chiede anche l'abolizione di qualunque deroga allo stordimento specificando che “Anche nei macelli che operano a norma, la paura e la sofferenza provate da un animale vanno oltre ogni immaginazione”, come ci spiega Matteo Cupi, direttore esecutivo dell'organizzazione.

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