Africa, gli incredibili usi delle bottiglie in plastica
Una bottiglia di plastica da due litri riempita di acqua e candeggina: in questo modo a Korogocho, slum che si estende su un'area di un chilometro e mezzo alla periferia orientale di Nairobi, le abitazioni realizzate in fango e lamiera accatastate l'una accanto all'altra, potranno beneficiare dell'illuminazione ad un costo che, praticamente, sfiora lo zero e contribuendo al riutilizzo dei materiali. Il progetto Solar bottle bulbs ha già fornito luce alle baraccopoli di aree fortemente urbanizzate, in cui all'altissima densità di popolazione corrisponde una drammatica povertà; partendo dal Brasile nel 2002, passando per Haiti e le Filippine, è giunto finalmente anche in Africa.
A causa delle miserabili condizioni in cui vivono le circa 120 000 persone stipate a Korogocho, moltissime famiglie non possono permettersi né energia elettrica né candele o altre fonti di luce; per questa ragione la bottiglia con acqua e candeggina che, fissata in una fessura del tetto rifrange la luce proveniente dall'esterno all'interno della casa con la potenza di una lampadina di 50/60 watt, costituisce una risorsa preziosissima. Il progetto è stato promosso da un gruppo locale, Koch Hope, che raccoglie i giovani abitanti scolarizzati dello slum; loro l'iniziativa di importare questo metodo «artigianale» ed economico di far luce, per adesso sperimentato su 2000 abitazioni e che si spera di estendere a tutti gli altri quartieri poverissimi di Nairobi.
La Solar bottle bulbs proviene da un'idea sviluppata da alcuni ricercatori del Massachussets Institute for Technology, ha già riscosso molto successo in altre zone disagiate del pianeta ed offre un'ottima resa, soprattutto con la prospettiva del riciclo della plastica; al pari di un'altra iniziativa che, in Nigeria, potrebbe risolvere l'emergenza abitativa del paese. Nel villaggio di Sabongarin Yelwa, vicino alla cittadina settentrionale di Kaduna, è stata realizzata la prima casa costruita interamente con bottiglie di plastica.
Con una popolazione di oltre 160 milioni di abitanti, in Nigeria, ogni giorno, finiscono tra i rifiuti tre milioni di bottiglie di plastica: per costruire la casa più ecologica del pianeta, i cui lavori iniziati a giugno sono quasi giunti al termine, ne sono bastate quattordicimila. Tutte sono state riempite di sabbia e tappate, diventando pesanti, ciascuna, circa tre chili; legate tra loro grazie ad un sistema di cime, sono state infine unite tra loro grazie a fango e cemento che forniscono un ulteriore sostegno.
Questi incredibili mattoni rendono l'edificio straordinariamente solido, più stabile di quelli realizzati in calcestruzzo, capaci di resistere al fuoco, ai terremoti e persino ai proiettili. Completamente alimentata da pannelli solari e biogas, è inoltre termicamente isolata: il tutto al costo di diecimila euro, ripulendo oltretutto dai rifiuti un territorio che ha grossi problemi con lo smaltimento della spazzatura. La costruzione dovrebbe essere la prima di una lunga serie che potrebbe aiutare la Nigeria a risolvere anche l'emergenza abitativa giacché nel paese mancano circa 16 milioni di case; già a gennaio partiranno i lavori per l'ampliamento di una scuola che «costeranno» duecentomila bottiglie di plastica. Pochi mesi fa, nelle Filippine è stato costruito un edificio simile.
La Developmental Association For Renewable Energies è l'associazione non governativa che ha dato l'inizio al progetto, in cui i muratori africani sono stati addestrati debitamente ed assistiti da esperti inglesi: in futuro gli stessi muratori dovranno costruire strutture del genere, per cercare di creare un futuro sostenibile e privo di senzatetto. Forse una casa in plastica, per un occidentale, non è il massimo che si possa immaginare: ma per la Nigeria potrebbe essere una speranza.