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Abbiamo ridotto l’Everest a una discarica: tra tende e bombole abbandonate ed escrementi

Dalla prima scalata avvenuta di 65 anni fa, la vetta più alta del pianeta è stata invasa da tonnellate di rifiuti abbandonati dagli incivili. Il problema si sta facendo sempre più serio a causa del numero di scalatori che prova a conquistare l’Everest ma anche dei cambiamenti climatici, che stanno riportando alla luce tutta la spazzatura dei decenni passati.
A cura di Andrea Centini
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Il monte Everest si è trasformato nella discarica a cielo aperto più alta del pianeta a causa dell'inciviltà di moltissimi scalatori. Oltre ad abbandonare tende, bombole di gas vuote, suppellettili e altri materiali di scarto, hanno ridotto alcune aree – come quelle vicino a campi base – in vere e proprie fogne che trasudano di escrementi umani. Il problema della spazzatura e dei liquami si sta ingigantendo anche a causa dei cambiamenti climatici, che attraverso il riscaldamento globale stanno portando alla luce tonnellate di rifiuti accumulatisi a partire 1953, cioè da quando l'alpinista ed esploratore neozelandese Sir Edmund Percival Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay fecero la prima ascensione dell'Everest.

A intensificare il problema dei rifiuti il numero di scalatori che ogni anno conquista la vetta più alta del mondo, che tocca gli 8.848 metri di altitudine sul livello del mare. Basti pensare che soltanto nei primi sei mesi del 2018 sono stati ben 600. Numeri impressionanti legati anche al dilagare delle offerte “low cost” – si parla sempre di decine di migliaia di dollari – che spingono sempre più appassionati a scalare la montagna tra Cina e Nepal, aumentando il volume del materiale cheviene abbandonato.

Le autorità stanno facendo il possibile per arginare il dilagare dell'inciviltà; quelle nepalesi, ad esempio, hanno imposto un deposito cauzionale di 4mila dollari per ogni team di scalatori, che viene rimborsato se ciascun membro del gruppo riporta alla base almeno 8 chilogrammi di spazzatura. Sul lato tibetano c'è il medesimo obbligo degli 8 chilogrammi, tuttavia invece del deposito cauzionale c'è una multa di 100 dollari per ogni chilogrammo non riportato indietro. Tenendo presente che gli scalatori spendono anche dai 20mila ai 100mila dollari per l'esperienza, in tanti non si fanno problemi a lasciarsi tutto alle spalle e pagare le relativamente contenute sanzioni.

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Secondo i dati del Sagarmatha Pollution Control Committee (SPCC), solo nel 2017 gli scalatori hanno portato giù dall'Everest 25 tonnellate di spazzatura e 15 di rifiuti umani; non a caso alcuni ingegneri stanno pensando di progettare e installare sulla montagna sistemi di smaltimento a biogas in grado di trasformare le feci in fertilizzante utile. In passato gli sherpa, i nepalesi che fanno da guida e trasportano il materiale delle spedizioni, riuscivano a riportare molta più spazzatura perché i clienti si impegnavano personalmente a trasportare un kit con bombole, sacco a pelo e altro materiale, ma negli ultimi anni stanno affidando il fardello agli stessi sherpa, impedendogli così di recuperare i rifiuti al ritorno.

Recentemente sono state programmate vere e proprie spedizioni di pulizia, ma il lavoro è tantissimo e secondo enti ed associazioni ambientaliste l'unico modo per arginare questa incivile forma di inquinamento è applicare sanzioni severissime ai trasgressori. A desidera un cambiamento ci sono anche tantissimi scalatori che amano la montagna, costretti a fare lo slalom tra rifiuti e gli odori nauseabondi delle fogne a cielo aperto.

[Credit: Everest Today]

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