Le soluzioni dei greci antichi per la crisi economica
La crisi economica che ha colpito l’Europa e l’intero sistema economico occidentale spinge, come spesso accade allorquando l’umanità si ritrova ad attraversare momenti oscuri e bui della propria storia, verso un ripensamento di quelle strutture che, inevitabilmente, scricchiolano sotto la gravità di un peso che potrebbe significare collasso. Nascono, così, nuove idee e idealismi, si cercano forme alternative nelle quali esprimere le istanze di quella parte emergente di società che non vuole pagare per gli errori fatti da altri, proponendo le strade più rassicuranti da seguire: e, al contempo, i più saggi cercano di guardare anche al passato, a quella Historia Magistra Vitae, per rintracciare nei tempi che furono suggerimenti, consigli e linee guida per disegnare i contorni di un futuro migliore. Che, del resto, è un po’ come chiedere consiglio a qualcuno che ne sa un po’ più di noi in virtù degli anni: almeno così la pensa Armand D’Angour della University of Oxford che ha scelto, per un articolo della BBC, una selezione di dieci punti esemplificativi della saggezza degli antichi greci immaginando attraverso essi la via grazie alla quale i moderni abitanti della terra ellenica, e la società tutta, potrebbero rimediare ai gravi sbagli del passato.
Adattarsi come Zeus, resistere come Odisseo
Certamente il Padre degli Dei neanche nei suoi più fantasiosi pensieri si sarebbe confrontato con crisi finanziarie, debito pubblico, né tantomeno con banche collocate nelle terre dei "barbari” del tempo: ma Zeus aveva una infinità capacità di sapersi adattare che metteva completamente a servizio della sua fin troppo prorompente virilità che lo portò, ad esempio, a trasformarsi nel candido toro che rapì la fanciulla Europa (in immagine principale: riproduzione su vaso), in una pioggia d’oro per sedurre Danae o ancora nel cigno che ingravidò Leda.
Il messaggio, secondo D’Angour, è semplice ed utile: per raggiungere i propri scopi è indispensabile essere plastici ed adattabili e, soprattutto, non perdersi d’animo. Esattamente come l’uomo dal multiforme ingegno Ulisse che, dinanzi alla possibilità di cedere allo sconforto per le insidie e le sfide che la vita aveva in serbo per lui, ricordava come il passato avesse teso a lui tranelli sempre di gran lunga peggiori nell'arco della sua lunga ed intensa vita.
Lezione numero 3: Solone
Nel VI secolo a. C. Atene si trovava in un momento di grave difficoltà economica in cui in cui la povertà diffusa e le diseguaglianze sociali stavano creando i presupposti per rivolte che avrebbero potuto avere risvolti gravissimi, mentre i più poveri tra i contadini si preparavano ad andare ad ingrossare le file della schiavitù. Il più illustre tra i legislatori, Solone, si fece mediatore tra gli interessi delle classi ricche e dei meno abbienti: abolì così la servitù per debiti, limitò l'estensione del possesso sulle terre e fece in modo che gli obblighi finanziari delle diverse classi fossero strettamente dipendenti dal livello di ricchezza. Le sue misure non piacquero certamente a tutti, ma furono il primo piccolo passo lungo la strada alle riforme democratiche che avrebbero conosciuto i decenni a venire: talvolta è necessario passar sopra il bisogno di popolarità.
Lezione numero 4: l'Oracolo di Delfi
L’oracolo di Delfi, al pari di quello sibillino, aveva certamente modalità di espressione ambigue e non del tutto comprensibili, oltretutto mediate dalla presenza dei sacerdoti che riferivano il messaggio che Apollo trasmetteva alle profetesse: ragion per cui i responsi che riceveva chi si recava presso il santuario potevano essere soggetti a lunghe e difficili interpretazioni. Ma all’ingresso del tempio era visibile quella sentenza racchiudente la sintesi di tutti gli insegnamenti: “Conosci te stesso”. A questa, secondo D’Angour, dovrebbero guardare i greci moderni allorché si interrogano sulla possibilità di uscire o meno dall’area euro, giacché la Pizia non potrebbe rispondere altro se non “La Grecia dovrebbe abbandonare l’Euro qualora l’Euro abbandonasse la Grecia”: insomma, nessuna risposta risolutiva dagli oracoli, al massimo un nuovo enigma a conferma del fatto che, piuttosto che congetturare sul futuro, è utile agire al meglio nel presente.
Lezioni dalla filosofia: Pitagora, Eraclito, Socrate
Uno sguardo alla disciplina che ha raggiunto le vette più alte presso i nostri predecessori della Grecia, si rendeva quasi indispensabile: tre gli insegnamenti scelti come lume da seguire per cercare di trovare riposo nelle acque agitate in cui la Atene di oggi si trova a naufragare. Tutto si ripete ad intervalli regolari e nulla ci appare completamente nuovo nella vita, insegna Pitagora; del resto, Eraclito ci ricorda come non sia possibile «discendere due volte il medesimo fiume».
Insomma, da una parte è doveroso ammettere che siamo soltanto una piccolissima tappa nella storia dell’umanità e non il punto di arrivo di un’evoluzione che, invece, prenderà strade che ancora non ci è dato conoscere; lo stesso capitalismo e l'intero sistema economico occidentale altro non sono se non una fase inevitabilmente transitoria con aspetti immutati derivanti da antichissimi passati. Al contempo con Eraclito ricordiamo come i cambiamenti siano costanti ed incessanti e, dunque, quanto sia indispensabile identificare i fattori di stabilità a cui ancorarsi per non farsi trascinare senza fermezza dal flusso di mercati finanziari, debiti e salvataggi. E dopo tutto questo, comunque, giungere alla conclusione che, comunque, nulla si è imparato e continuare ad interrogarsi: con la consapevolezza socratica che la riflessione è parte principale del processo di conoscenza. Nessuna soluzione ci sarà per questa crisi fintanto che non inizieremo ad interrogarci sulle strutture e sui valori che ci appartengono, anche su quelli più radicati e profondi che sfuggono alla nostra analisi più superficiale.
Scegliere con cura i Governanti, analizzare con attenzione i problemi
In vista della prossima chiamata alle urne per i cittadini greci, come e perché tirare in ballo Aristofane? Brillante, innovativo, sempre critico nei confronti della classe politica, il commediografo aveva ben chiare in mente quali potevano essere le caratteristiche dell’uomo migliore per salvare la grande Atene dall’imminente declino, espresse nella sua celebre Le Rane. E quando la situazione peggiora, D’Angour chiama in causa proprio il grande Ippocrate di Coo, colui il quale rivoluzionò il concetto di medicina facendo di questa disciplina, finalmente, una professione distinta dalla filosofia ma anche dall’approccio magico: osservazioni empiriche del fenomeno, non leggi universali su quanto "andrebbe fatto", sono gli unici strumenti per comprendere come agire per salvare quel che resta del presente.
E infine un buon bagno, ricordando che le idee brillanti preferiscono sorprenderci quando, dopo aver lungamente pensato, siamo momentaneamente occupati in attività più rilassanti: lo insegna Archimede di Siracusa, "folgorato" dall'idea del celeberrimo principio mentre era immerso nella vasca colma d'acqua, lo ripete Armand D'Angour in quella che, forse, più che una lezione può sembrare un gioco intellettuale che, tuttavia, molto può ancora illuminare noi contemporanei sulla crisi e non solo.