100 cetacei massacrati a coltellate alle isole Faroe: attivisti mostrano le immagini in diretta
Fino a 100 cetacei sono stati appena massacrati a colpi di lama alle isole Faroe, durante l'ennesima mattanza della grindadrap, la barbara e anacronistica “caccia tradizionale” che ogni anno insanguina l'arcipelago dell'Oceano Atlantico settentrionale. A finire sotto i coltelli dei feringi un numeroso gruppo famigliare (pod) di globicefali o balene pilota (Globicephala melas), grossi delfinidi di colore nero che possono raggiungere gli 8,7 metri di lunghezza per un peso massimo di circa 3 tonnellate. Si tratta della specie più colpita in assoluto da questa usanza, che talvolta coinvolge anche altri delfinidi come i lagenorinchi acuti (Lagenorhynchus acutus).
A trasmettere in diretta le immagini della mattanza gli attivisti di Sea Shepherd, organizzazione senza scopo di lucro in prima linea nella difesa degli animali e degli ecosistemi marini. Da anni, sebbene fortemente osteggiata dai residenti, è impegnata a documentare le atrocità che si consumano alle Faroe attraverso l'operazione “Bloody Fjords”, nata per sensibilizzare l'opinione pubblica – e le istituzioni europee – sulla crudeltà delle grindadrap. L'ultima, come indicato da Sea Shepherd, si è consumata in una baia di Suduroy, un'isola meridionale dell'arcipelago. Dopo l'individuazione del gruppo di cetacei, che deve essere segnalato per legge alle autorità locali, sono partite le imbarcazioni da Sandvák e Hvalba, che hanno raggiunto, circondato, terrorizzato e spinto verso riva gli animali. I mammiferi marini spaventati a morte, una volta spiaggiati sono stati raggiunti dagli uomini armati di lame che li hanno uccisi senza pietà, trafiggendoli dietro al midollo spinale e conficcando uncini nello sfiatatoio. Un'esecuzione brutale che talvolta genera un'agonia di diversi minuti.
L'aspetto più crudele risiede nel fatto che questi animali estremamente intelligenti hanno gruppi sociali come quelli degli esseri umani, fortemente legati fra di essi. Costringerli ad assistere al massacro dei membri della propria famiglia mentre affogano nel loro stesso sangue, aspettando il proprio turno, è un atto semplicemente disumano. I feringi uccidono indistintamente tutti gli esemplari: giovani, adulti e femmine incinte, i cui feti perfettamente formati vengono strappati dal grembo e gettati via come spazzatura. Una barbarie che non può essere giustificata da nessuna “tradizione culturale” degna di un popolo che si definisce civile.
In un video pubblicato il 2 luglio scorso Sea Shepherd ha mostrato un'imbarcazione che passava con le eliche direttamente sopra agli animali, mentre uno dei droni impiegati per filmare la mattanza è stato preso a fucilate. Cosa può spingere ad atti così orrendi se non la sete di sangue e il divertimento nel veder soffrire creature innocenti? Considerando anche che molte delle carcasse vengono scartate; gli abitanti delle isole Faroe, del resto, non hanno assolutamente bisogno della carne di questi cetacei – ricchissima di mercurio, fra l'altro – per sopravvivere.
Il massacro consumatosi oggi a Suduroy è stato il secondo in appena due giorni: nella baia di Sandv Bisogn, mercoledì 7 luglio, erano stati massacrati altri 77 globicefali con le stesse modalità. Alle mattanze che lordano il mare di rosso sangue vengono fatti assistere anche i bambini, per desensibilizzarli alla violenza e perpetrare la tradizione. Le isole Faroe, pur non facendo parte dell'Unione Europea, sono un protettorato del Regno di Danimarca, che impiega navi del proprio esercito per proteggere le operazioni delle grindadrap. Sea Shepherd si è impegnata più volte a offrire denaro e soluzioni alternative ai massacri dei cetacei, ma ad oggi nell'acqua continuano a riecheggiare le urla disperate degli animali trafitti senza pietà.