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Tripofobia, svelato il mistero della “paura dei buchi”: ecco da cosa dipende

Grazie a uno studio condotto su oltre seicento persone, metà delle quali tripofobiche, è stato dimostrato che la paura dei buchi scaturisce da un’estrema avversione verso malattie infettive e gruppi di parassiti.
A cura di Andrea Centini
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Psicologi dell'Università del Kent (Regno Unito) hanno dimostrato che la paura degli oggetti e delle immagini con raggruppamenti di fori, la cosiddetta “tripofobia”, scaturisce da un'intensa avversione nei confronti di parassiti e malattie infettive. Conosciuta anche come ‘fobia dei pattern ripetitivi', questa condizione non è inclusa nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” dell'American Psychological Association, un manuale dove sono elencate tutte le fobie ufficialmente riconosciute dalla scienza, ciò nonostante essa è estremamente diffusa e con l'avvento di internet moltissime persone hanno scoperto di soffrirne.

Sino ad oggi i ricercatori ritenevano che essa rappresentasse un'eredità dei nostri antenati, che vivevano a strettissimo contatto con la natura. In pratica, la tripofobia sarebbe sorta da una risposta repulsiva ai pattern presenti su animali velenosi – come i serpenti – o magari ai nidi di pericolosi calabroni. Insomma, era un modo per tenersi alla larga dal pericolo, come indicato in uno studio del 2013 chiamato “Fear of Holes” e condotto nel 2013 dall'Università di Essex.

Nella nuova indagine, coordinata dal professor Tom Kupfer della Scuola di Psicologia dell'ateneo di Canterbury, l'attenzione è stata invece spostata verso la paura delle malattie infettive e dei raggruppamenti di parassiti, come ad esempio quelli di zecche. I ricercatori hanno coinvolto nello studio oltre 600 persone, metà delle quali tripofobiche, e le hanno sottoposte all'osservazione di sedici immagini: otto rappresentative di malattie come morbillo, vaiolo, tifo, febbre scarlatta, oltre a gravi ustioni, mentre le altre otto erano immagini che tipicamente disgustano i tripofobici, ovvero fiori di loto, bollicine in una tazza di caffè, spugne e muretti pieni di fori.

Ai partecipanti è stato chiesto di descrivere le proprie emozioni, e se le immagini di parti malate e parassiti hanno disgustato tutti, i tripofobici hanno provato repulsione anche verso quelle del secondo gruppo, che non hanno scaturito effetti negli altri. L'emozione provata dalle persone era principalmente il disgusto, non la paura (che invece può essere associata ad animali velenosi come ragni e topi), inoltre i tripofobici hanno descritto una fastidiosa sensazione sulla pelle, come quella di essere infestati da parassiti o da qualcosa che strisciava su di loro. Dal punto di vista psicologico questi segnali, assieme al disgusto, servono a tenerci lontani da un'infezione potenziale, ecco perché più che paura dei fori, secondo Kupfer e colleghi la tripofobia dovrebbe essere indicata come l'avversione a gruppi di oggetti circolari. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Cognition and Emotion.

Se sei tripofobico ti sconsigliamo di andare avanti, se non lo sai scoprilo con queste immagini:

[Foto di fill]

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