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Svelato il mistero di un’esplosione stellare osservata 600 anni fa: ecco cosa accadde

Grazie all’analisi di documenti storici e a nuove osservazioni gli astrofisici sono riusciti a ricostruire la storia di un’esplosione avvenuta nello spazio 600 anni fa, un evento che studiosi coreani, all’epoca, scambiarono per la nascita di una nuova stella.
A cura di Andrea Centini
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Un team di ricerca internazionale coordinato da astrofisici del Museo di Storia Naturale di New York ha ricostruito la storia di un'esplosione luminosa – una nova classica – documentata circa 600 anni fa da studiosi coreani. I ricercatori, guidati dal professor Michael Shara, per risolvere l'enigma si sono avvalsi di una serie di documenti storici, preziosissimi per inquadrare le varie fasi del fenomeno e comprenderlo nella sua interezza. “Questa è la prima nova che è stata osservata con certezza in base alle documentazioni cinesi, coreane e giapponesi di quasi 2.500 anni”, ha sottolineato con orgoglio l'autore principale dello studio.

Ciò che gli astronomi coreani della dinastia Joseon credettero di aver osservato l'11 marzo 1437 fu la nascita di una nuova stella, una brillante esplosione in cielo nella coda della costellazione dello Scorpione. Ma la “stella”, così come apparve, 14 giorni dopo sparì. Si trattava in realtà di una nova classica, un'esplosione in seno a quella che viene chiamata “variabile cataclismica”, un sistema binario di stelle dove una nana bianca – in pratica una stella ‘morta' – cattura idrogeno dalla stella compagna, che è dello stesso tipo del Sole. Nel corso del tempo la nana bianca accumula talmente tanto idrogeno che, dopo aver raggiunto una soglia critica, lo espelle attraverso una potentissima esplosione. Essa tuttavia non è distruttiva, dato che le due stelle sopravvivono all'evento che si ripete ciclicamente.

Il resto della nova esplosa 600 anni fa: credit Shara
Il resto della nova esplosa 600 anni fa: credit Shara

È esattamente ciò che osservarono gli astronomi coreani 600 anni fa; la liberazione del guscio di idrogeno attraverso una reazione termonucleare, in grado di provocare un aumento di luminosità sino a un milione di volte quella del Sole. Queste esplosioni periodiche, che possono ripetersi anche migliaia di volte nell'arco di miliardi di anni, non sono tuttavia le uniche di questi peculiari sistemi binari, che passano infatti anche dalla cosiddetta fase di “nova nana” – con eruzioni ridotte – tra una nova classica e l'altra.

Per anni Shara e colleghi hanno cercato l'origine di quell'esplosione, e dopo averla individuata insieme al “resto di nova”, la nebulosa rilasciata dalla reazione nucleare, ne hanno ricostruito storia e posizioni grazie al supporto dei documenti storici. Analizzando una lastra fotografica del 1923 scattata dall'Osservatorio di Harvard in Perù e altre fotografie del 1942, nelle quali la luminosità del sistema binario aumentava e diminuiva, hanno infatti potuto osservarne sia le fasi di nova nana che le variazioni di posizione nella volta celeste. La difficoltà nello studio di questi fenomeni, ha spiegato Shara, risiede nel fatto che il ciclo vitale di una nova classica è impossibile da osservare nella sua interezza, a causa dei lunghi tempi che intercorrono tra le varie fasi. In questo caso specifico sono state estremamente preziose le informazioni ricavate dai documenti storici. I dettagli dell'affascinante studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature.

[Credit: NASA]

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