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Svelati i segreti del Drago Rosso, il cavalluccio marino mai visto prima

Osservato per la prima volta un dragone di mare rubino vivo e nel suo habitat naturale. Le affascinanti immagini catturate dai biologi ci svelano i segreti di questo raro animale, ecco quali.
A cura di Andrea Centini
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Era noto alla scienza soltanto per un esemplare di cento anni esposto al Western Australian Museum di Perth e per un altro trovato morto nel 2007, ma grazie a un filmato di trenta minuti catturato lo scorso 7 aprile da un team di ricerca, il bellissimo dragone di mare rubino (Phyllopteryx dewysea) non solo è stato finalmente osservato per la prima volta, ma soprattutto ha rivelato alcuni interessantissimi segreti impossibili da carpire dagli animali morti.

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I biologi marini dello Scripps Institution of Oceanography e del museo australiano, coordinati da Greg Rouse e Josefin Stiller, lo hanno scovato a 50 metri di profondità a largo dell'Australia occidentale, dopo diversi giorni di ricerca attraverso un piccolo sottomarino radiocomandato (ROV) sviluppato dalla Total Marine Technology. L'animale, un pesce appartenente allo stesso gruppo dei cavallucci marini e dei pesci ago, presenta caratteristiche anatomiche del tutto inattese, come l'assenza delle caratteristiche appendici a forma di foglia utilizzate da questi animali per mimetizzarsi. Fino ad oggi, infatti, esse erano ritenute erroneamente assenti negli esemplari morti a causa del deterioramento delle carcasse.

Un esemplare di dragone di mare rubino esposto al Western Australian Museum
Un esemplare di dragone di mare rubino esposto al Western Australian Museum

Un'altra peculiarità del dragone di mare rubino è la coda arricciata caratteristica dei comuni cavallucci marini, che tuttavia si sarebbe sviluppata sotto differenti pressioni evolutive, le stesse che hanno determinato la perdita delle appendici a forma di foglia. Il suo colore rosso sarebbe invece legato alle acque scarsamente illuminate dove vive, mentre l'habitat è piuttosto differente da quello atteso dai ricercatori; l'animale nuotava in un'area ricca di spugne ed erano del tutto assenti il kelp e specifiche alghe, particolarmente amate da questo gruppo di pesci. Fino all'anno scorso erano note soltanto due specie di dragoni di mare (Phycodurus eques e Phyllopteryx taeniolatus), e "nessuno avrebbe mai sospettato l'esistenza di una terza", ha sottolineato con soddisfazione l'autore principale della ricerca. I dettagli dello studio sono stati pubblicati lo scorso 13 gennaio sulla rivista scientifica Marine Biodiversity Records.

[Foto di Scripps Oceanography]

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