295 CONDIVISIONI

Rosetta, ci siamo: pronti per sbarcare su una Cometa

Mancano poche ore al momento in cui il lander Philae sarà sganciato dalla sonda in direzione della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
A cura di Nadia Vitali
295 CONDIVISIONI
rappresentazione artistica di Rosetta e la cometa, Credit: ESA–C. Carreau/ATG medialab
rappresentazione artistica di Rosetta e la cometa, Credit: ESA–C. Carreau/ATG medialab

L'abbiamo osservata muoversi nello spazio per circa dieci anni; ne abbiamo seguito gli spostamenti, la fase di ibernamento nello spazio profondo e il momento del risveglio. Adesso, ad oltre dieci anni di distanza dal lancio, finalmente la sonda Rosetta è vicina a vedere realizzato l'obiettivo per cui venne inviata dalla Terra nel febbraio del 2004: studiare una Cometa.

Conto alla rovescia!

Mercoledì 12 novembre, infatti, il lander Philae raggiungerà la superficie della 67P/Churyumov-Gerasimenko: alle 9:30 circa del mattino (ora italiana) si sgancerà dalla sonda per iniziare la sua fase di discesa. Seguiranno ore di attesa poiché tale operazione richiederà circa otto ore, ragion per cui soltanto nel pomeriggio (per il nostro Paese) sarà possibile essere certi del fatto che la missione sia andata a buon esito: giunto lì, il lander si aggancerà e comincerà a visionare il territorio ad esso circostante. Le prime immagini sono attese dalla Germania per le sette di sera ma per chi volesse sarà possibile seguire la diretta dal sito dell'ESA. Dopo essere uscita da un "lungo sonno" di tre anni, Rosetta ha terminato la scorsa estate la sua manovra di inserimento nell'orbita della Cometa prescelta per la missione: dopodiché ha rallentato sempre più il suo cammino per posizionarsi in modo tale da essere pronta per il distacco di Philae. Attualmente la sonda sta descrivendo un ampio e lento arco attorno alla 67P ad un'altezza di circa 30 chilometri.

Una Cometa non molto fredda e non molto profumata

Ma l'osservazione "da vicino" della 67P/Churyumov-Gerasimenko è già cominciata da diverso tempo ed ha svelato alcuni aspetti molto interessanti e, in alcuni casi, inattesi. I dati raccolti nell'ambito delle misurazioni preliminari effettuate con lo strumento VIRTIS (Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer, progettato dall'INAF-IAPS di Roma) indicherebbero che sulla Cometa la temperatura si aggira intorno ai 70 gradi Celsius sotto lo zero: se credete che sia freddo avete ragione ma sappiate che le previsioni degli scienziati immaginavano un gelo assai più intenso, attorno ai -90/-100° C. Questa caratteristica implica che l'oggetto celeste non sarebbe tutto formato da ghiaccio esposto bensì risulterebbe coperto da materiale polveroso. Pochi giorni fa, invece, è stato il sensore Rosina (Rosetta Orbiter Sensor for Ion and Neutral Analysis) a consentire la scoperta di un'altra imprevista peculiarità della 67P/C-G: analizzando la composizione delle molecole nei suoi dintorni, infatti, gli esperti dell'ESA si sono resi conto del fatto che le favolose scie delle comete potrebbero avere un odore molto meno incantevole del loro aspetto.

Il profumo della 67P/C-G è piuttosto forte, con l'olezzo di uova marce (dato dal solfuro di idrogeno), stalla di cavalli (ammoniaca) e il pungente e soffocante odore della formaldeide. Tutto ciò è mischiato con un fievole effluvio di mandorle amare dovuto all'acido cianidrico. Aggiungete una zaffata di alcol (del metanolo) al vostro misto, assieme all'aroma acetoso dell'anidride solforosa e una puntina della dolce fragranza del solfuro di carbonio, e otterrete il "profumo" della nostra cometa. – Kathrin Altwegg, principal investigator per ROSINA

Una missione nel segno della conoscenza (e dell'Antico Egitto)

Ma durante le sue osservazioni dall'alto, Rosetta si è dovuta anche preoccupare di scegliere un posto adatto per far atterrare Philae. A metà ottobre è stata individuata un'area che ben si presta allo scopo, collocata sulla più piccola delle due unità che compongono la Cometa ed indicata come "sito J".

La cometa 67 P in uno scatto del 4 novembre (Credit: ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY–SA 3.0 IGO)
La cometa 67 P in uno scatto del 4 novembre (Credit: ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY–SA 3.0 IGO)

Dopo un contest pubblico, all'inizio di novembre il luogo in cui giungerà il lander è stato battezzato Agilkia, dal nome dell'isoletta sul fiume Nilo nella quale venne spostato un complesso di templi risalenti all'età dei Faraoni dell'Antico Egitto provenienti dall'isola di File (ossia Philae) durante gli anni '60 per intervento dell'UNESCO: il meraviglioso sito archeologico fu così messo in sicurezza dai danni recati dalla diga di Assuan. Del resto, l'intera missione nasce sotto la "protezione" ideale dell'antica civiltà nilotica: lo stesso nome della sonda è stato scelto in ricordo della Stele di Rosetta, la lastra in granito scoperta nel 1799 dal capitano militare Pierre-François Bouchard durante la Campagna d'Egitto di Napoleone che fu la chiave fondamentale per la comprensione dei geroglifici egiziani, recando un testo scritto in tre lingue (geroglifico, appunto, demotico e greco antico).

Il lungo volo di Rosetta

Rosetta e Philae approderanno al loro obiettivo dopo un viaggio lunghissimo che è stato utile anche per collezionare dati provenienti da diversi angoli dello spazio: nel corso della missione, infatti, la sonda ha sorvolato la Terra per tre volte, oltre al pianeta Marte e a due asteroidi, 21 Luteia e 2867 Šteins.

Credit: ESA
Credit: ESA

Ma adesso è giunto il momento più atteso, quello in cui l'uomo per la prima volta approderà su una Cometa, o quasi: Philae sarà infatti il primo oggetto umano a toccare un oggetto celeste di questo tipo e lo farà con tutte le sue raffinate strumentazioni, tra cui telecamere ad infrarossi e tradizionali, uno spettrometro per l'analisi degli elementi e della loro composizione chimica e un sistema di perforazione, indispensabile per eseguire i carotaggi sulla superficie e scoprire quali segreti ha da svelarci la Cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko scoperta nel 1969. Grazie a Philae conosceremo molto sulla sua natura e genesi e, probabilmente, sull'origine stessa del nostro Sistema Solare e sull'evoluzione che ha portato fino a noi.

Una missione "un po' made in Italy"

Attraverso l'Agenzia Spaziale Italiana, anche il nostro Paese partecipa fortemente alla missione: il contributo principale consiste in tre strumenti scientifici presenti a bordo dell'orbiter, ossia il già citato VIRTIS sotto la responsabilità scientifica dello IAPS, poi GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator), sotto la responsabilità scientifica dell'Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell'Università di Padova e del CISAS. A bordo del lander, inoltre, è italiano il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni, Politecnico di Milano, e il sottosistema di pannelli solari.

295 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views