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Quella plastica che tra un millennio sarà ancora sulle nostre spiagge

Un decalogo promosso dalle associazioni ambientaliste, illustra le regole fondamentali da adottare nel contesto marino per rispettare l’ecosistema: ricordandoci, tra l’altro, che per decomporre un accendino ci vogliono fino a mille anni.
A cura di Redazione Scienze
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Con l'arrivo dell'estate torna vigile l'attenzione da parte delle associazioni, ma anche dei semplici amanti del mare, per l'impatto che le folle di bagnanti possono avere sulle condizioni dell'ambiente marino: nasce così l'iniziativa di un decalogo messo a punto da organizzazioni ambientaliste ed animaliste per ricordare quali sono i comportamenti più corretti da adottare, le precauzioni e le buone pratiche per il contesto spiaggia, spiegando anche qual è la reale portata delle conseguenze delle disattenzioni all'apparenza più innocue. Prima tra tutte, la noncuranza con cui si abbandonano oggetti tra la sabbia o tra le acque.

Tempi di distruzione lunghissimi – Per decomporre un semplice fazzoletto di carta (che sarà pure "biodegradabile", ma non è detto che ciò lo renda più piacevole per gli altri bagnanti) ci vogliono tre mesi di tempo; una bazzecola rispetto all'intervallo di tempo che impiega un mozzicone di sigaretta per distruggersi, che va da uno a cinque anni. Poi c'è il capitolo cibo, uno dei più difficili da far comprendere a giudicare da ciò che si incontra galleggiare nelle acque: i pesci non necessitano delle nostre immondizie per alimentarsi (oltre al fatto che gettare scarti alimentari nel mare o sulla spiaggia è una mancanza di rispetto in primo luogo per altri individui) e dunque quando puliamo la frutta, per sbarazzarsi delle bucce basterà agire esattamente come si fa a casa, ovvero le si getteranno tra i rifiuti. Anche perché affinché i resti di una banana o di un'arancia si deteriorino definitivamente servono almeno due anni; per una gomma da masticare, invece, il tempo necessario è di cinque anni. Tempi che salgono vertiginosamente quando si parla di oggetti in plastica: una banalissima cannuccia colorata sparisce nell'arco di tre decenni, mentre quel piccolo accendino che si smarrisce con noncuranza ci mette dai cento ai mille anni: un millennio è necessario anche per le bottiglie in vetro, mentre per quelle in plastica il processo di decomposizione non giunge mai completamente a termine.

Una pesante eredità – Immaginare quale sarà il patrimonio che lasceremo in "dono" ai nostri discendenti tra centinaia di generazioni fa rabbrividire: e l'estate, quando ci si riversa come una massa informe su spiagge chiassose ed affollate, è uno dei tanti luoghi in cui mettere alla prova il proprio grado di civiltà attraverso i "piccoli gesti" che se venissero compiuti da tutti sarebbero di grande aiuto per l'ambiente e per il nostro stesso mare che diventa sempre meno bello e godibile. Piccoli gesti che, evidentemente, non sono mai stati compiuti dalla maggior parte della popolazione, se il Mediterraneo si ritrova ad essere la discarica a cielo aperto di 290 miliardi di micro rifiuti di plastica che galleggiando e muovendosi al ritmo delle correnti costituiscono troppe volte la trappola mortale di uccelli marini, pesci, tartarughe, delfini, capodogli. In realtà il rispetto dell'ambiente marino passa per tantissime attenzioni, raccolte in dieci regole ed illustrate dall'iniziativa Spiagge accoglienti e mare pulito per tutti: che è un invito non soltanto a dimostrare il nostro sincero amore per il mare ma anche ad essere veramente appassionati e curiosi di tutta quella spettacolare vita che l'ecosistema conserva in sé. Il cervello ce l'abbiamo non soltanto per guidare le nostre auto fino al parcheggio delle spiagge, ma anche per utilizzarlo attivamente e migliorare noi stessi come esseri umani, assieme a tutto l'ambiente circostante: cerchiamo di ricordalo, almeno in vacanza.

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