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Psoriasi: finalmente un farmaco davvero efficace per contrastarla

Lo ixekizumab, farmaco prodotto dalla multinazionale farmaceutica americana Eli Lilly, è risultato estremamente efficace sui pazienti coinvolti in uno studio clinico.
A cura di Andrea Centini
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Nel giorno in cui riparte la nuova campagna informativa sulla psoriasi, malattia infiammatoria della pelle che colpisce oltre un milione e seicentomila italiani, dagli Stati Uniti giungono nuovi e promettenti risultati scientifici nella lotta per contrastarla: secondo uno studio a lungo termine condotto dai ricercatori della Northwestern University di Chicago, infatti, il farmaco ixekizumab di Eli Lilly riuscirebbe a ridurla sensibilmente nell'80% dei casi, anche quando è presente nella forma grave. Il nuovo studio clinico, coordinato dal professor Kenneth Gordon, docente di dermatologia presso la Scuola di Medicina Feinberg dell'ateneo americano, avalla i risultati di altre due sperimentazioni condotte in precedenza dallo stesso pool di scienziati.

Nel complesso, le tre indagini hanno coinvolto quasi quattromila pazienti adulti in ventuno differenti paesi, tutti volontari affetti da psoriasi da almeno venti anni e con un'estensione minima delle placche sul 10% del corpo. Ai soggetti coinvolti sono state somministrate iniezioni di ixekizumab e placebo in diversi dosaggi per un periodo di circa un anno. Gli effetti positivi del farmaco erano ben evidenti allo screening della dodicesima settimana su circa l'80% dei pazienti, con una flessione di qualche punto percentuale registrata nella sessantesima. "Dieci anni fa – ha sottolineato il professor Gordon – si pensava che la completa sconfitta di questa malattia fosse impossibile". "Oggi – ha proseguito lo studioso – grazie a questo farmaco stiamo ottenendo i livelli di risposta più elevati mai registrati". Sulla base dei risultati ottenuti, il team di ricercatori si aspetta che il trattamento a base di ixekizumab possa far scomparire del tutto la malattia nel 40% dei casi.

Nonostante i dati estremamente incoraggianti, i ricercatori hanno registrato alcuni effetti collaterali da valutare con successivi studi clinici, sebbene il farmaco sia stato già approvato dalla Food And Drugs Administration, l'ente governativo americano deputato alla valutazione dei prodotti farmaceutici e alimentari. Tra gli eventi avversi, che hanno costretto il 4,4% dei pazienti a sospendere il trattamento, sono stati segnalati l'abbassamento dei globuli bianchi, nasofaringiti, infezioni del tratto respiratorio superiore, dolori articolari e mal di testa. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata New England Journal of Medicine.

[Foto copertina di Hans]

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