Per bevande, caramelle e gomme alla caffeina, una rivoluzione possibile e pericolosa
La Food and Drug Administration (FDA), l'authority statunitense che vigila sulla sanità di cibo e medicine immesse nel mercato, sta conducendo un'indagine sui prodotti che prevedono l'aggiunta di caffeina. Negli Stati Uniti, infatti, hanno proliferato cibi che tra gli ingredienti includono il noto eccitante. Alcuni di questi prodotti sono noti in tutto il mondo (si pensi alla Coca-cola o, ancor più, alla Redbull); altri invece sono prodotti locali che hanno per consumatore quasi esclusivo il bambino. La Wrigley, azienda che produce diversi tipi di dolciumi, ha deciso di ritirare le gomme alla caffeina – ognuna delle quali equivaleva a mezza tazzina di caffè – nell'attesa che la FDA concluda la propria indagine.
Altre aziende si sono difese affermando che i propri prodotti sono indirizzati al pubblico adulto e che indicano esplicitamente la presenza della caffeina. Spesso, infatti, la presenza della caffeina è un elemento da evidenziare proprio per catturare l'attenzione di chi cerca un alimento energizzante. Tuttavia esistono alcuni prodotti, come le caramelle, che inevitabilmente attraggono più l'attenzione degli adulti che dei minorenni, per non parlare poi del canale mediatico maggiormente utilizzato per sponsorizzare il dolciume. Le campagne pubblicitarie, infatti, vengono spesso sviluppate attraverso i social media, catturando soprattutto l'attenzione dei più giovani. L'Accademia americana dei pediatri ha intanto sottolineato che il consumo sconsiderato di prodotti a base di caffeina negli anni dello sviluppo può produrre effetti pericolosi a livello neurologico e cardiovascolare.
Michael Taylor, vice commissario per gli alimenti della FDA, ha sottolineato il potenziale rivoluzionario dell'indagine attualmente condotta. Basti dire che l'authority ha acconsentito all'uso della caffeina in un solo caso specifico: quello della Coca-Cola (e simili) nel lontano 1950. Taylor ha notato che allora l'uso così esteso del noto eccitante "era un'ipotesi del tutto inimmaginabile per la FDA".