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Le misteriose api zombie si stanno diffondendo negli USA: ecco chi sono

Le api zombie sono arrivate anche in Virginia, USA. A darne conferma sono i ricercatori che stanno cercando di comprendere cosa aspettarsi da questa diffusione. Ecco chi sono le api zombie e i loro parassiti.
A cura di Zeina Ayache
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Il progetto ZomBee Watch non ha dubbi, le api zombie sono arrivate anche in Virginia, negli Stati Uniti d’America. Si tratta di api “possedute” da un insetto, un foride parassitoide, chiamato Apocephalus borealis, che si attacca a loro inserendo le sue uova al loro interno, così facendo le api assumono un comportamento che possiamo associare a quello degli zombie: le api sono infatti disorientate e, nel giro di poche ore, muoiono. Dal loro corpo, qualche giorno dopo, escono poi le larve dell’insetto. Le prime informazioni riguardanti queste api zombie risalgono al 2008 e sull’argomento nel 2012 è uscito uno studio su PLOSONE, intitolato “A New Threat to Honey Bees, the Parasitic Phorid Fly Apocephalus borealis”, all’interno del quale il professore di biologia John Hafernik descriveva gli effetti dei parassiti sulle api. Ai tempi il fenomeno era stato riscontrato nella costa ovest e nel Dakota del Sud negli USA, ma tra il 2013 e il 2014 le api zombie si sono diffuse anche a Est e oggi in Virginia..

L’avvistamento delle api zombie in Virginia apre nuovi scenari, i ricercatori stanno infatti cercando di capire quanto questo fenomeno si diffonderà e quanto duro potrà essere il suo impatto sulle comunità di api già duramente colpite dai cambiamenti climatici in corso. Al momento l’idea che si sono fatti gli scienziati è che con l’arrivo dell’estate i casi di infezione aumenteranno per raggiungere il picco massimo in autunno.

Le api rappresentano un elemento fondamentale per il settore dell’agricoltura degli Stati Uniti, stiamo parlando di miliardi di dollari ogni anno, è chiaro che la perdita sempre più diffusa di questi insetti preoccupa i mercati e necessita di un intervento immediato per risolvere il momento di crisi. Per saperne di più però non possiamo che aspettare nuovi studi.

[Foto copertina di Christopher Quock]

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