La vita segreta dei pinguini “svelata” da un vecchio documento
Il popolo degli amanti dei pinguini potrebbe già essere in subbuglio, pronto a puntare il dito contro i propri beniamini, simbolo dell'amore, della fedeltà, dell'unione di coppia monogamica, non soltanto a causa del loro comportamento e della simpatia che suscita il loro aspetto, ma anche grazie alla tradizione cinematografica che ne ha fatto i protagonisti di tutte le più tenere proiezioni che l'essere umano possa immaginare. Potrebbe, dunque, essere alquanto destabilizzante, per quanti hanno attribuito ai grossi uccelli caratteristiche pari a quelle che si ritrovano solo nei più puri tra gli uomini, venire a scoprire che, in verità, i pinguini condividono con il regno animale tutta una vasta gamma di atteggiamenti che la nostra specie ha stabilito essere esecrabili e degni del biasimo più intransigente, pur rientrando perfettamente in quell'ordine naturale delle cose che, da epoche ben precedenti alla comparsa dell'uomo sulla Terra, regola ed armonizza l'Universo in tutti i suoi aspetti.
Pagine censurate – George Murray Levick, esploratore britannico che al seguito della sventurata spedizione di Sir Robert Scott ebbe modo di studiare da vicino una colonia di pinguini di Adelia a Cape Adare tra il 1911 ed il 1912, giunse probabilmente alla conclusione che la reale indole dei simpatici pennuti dell'Antartide poteva essere causa di orrore e scandalo nella società di un secolo fa che si affacciava sul mondo di una conoscenza profonda e che avrebbe raggiunto vette inaspettate negli anni a venire. E così, scelse di glissare elegantemente sui dettagli più "scabrosi" riguardanti il comportamento sessuale dei pinguini quando si dedicò alla stesura del resoconto delle sue osservazioni, raccolte in un trattato che prese il nome di Natural History of the Adélie Penguin: quello che oggi susciterebbe l'attenzione e l'interesse degli etologi, in un'epoca non tanto lontana era classificato e liquidato rapidamente sotto l'infamante etichetta di "perversione sessuale" oppure "stupro", ignorando che tali categorizzazioni sono l'espressione esclusivamente culturale della nostra singola specie.
La spedizione al promontorio di Cape Adare – Tra i tanti appunti riguardanti la vita sessuale dei grandi uccelli, redatti in greco antico affinché solo una ristretta cerchia di individui potesse avervi libero accesso, il particolare che maggiormente avrebbe innervosito Levick sarebbe stata la vista di un pinguino maschio che tentava di avere un rapporto con una femmina stesa ad occhi socchiusi sul ghiaccio, morta ma, evidentemente, in condizioni da sembrare ancora viva e, probabilmente, disposta ad assecondare i desideri dell'animale. E poi c'erano le gang composte da una mezza dozzina di individui che andavano a molestare gli altri pennuti abitanti delle aree circostanti, le femmine "stuprate" e i piccolini vittime di abusi dinanzi ai loro stessi genitori, poi uccisi a suon di percosse e schiacciati sotto le zampe: dati minuziosamente raccolti con occhio fin troppo scrutatore, nel corso della lunga attesa assieme a cinque membri della spedizione della nave Terra Nova bloccata dal pack che andasse a recuperarli, e poi passati sotto il viglie filtro della censura una volta tornato in patria.
Un trattato scientificamente significativo – Il valore scientifico di quegli scritti, ad ogni modo, è considerato di una certa rilevanza: a tutt'oggi, Levick resta il solo ad aver avuto modo di studiare un intero ciclo di riproduzione dei pennuti sul campo, grazie alle sue osservazioni dei Pygoscelis Adeliae. Solo cinquant'anni dopo, gli etologi avrebbero rilevato alcuni dei bizzarri comportamenti dei pinguini di Adelia, mentre si erano momentaneamente smarrite le tracce del trattato precedente, rivenuto finalmente alla luce grazie al "talento investigativo" di Douglas Russell, curatore del londinese Natural History Museum. Levick si trovò probabilmente dinanzi ad una realtà di cui non aveva saputo prevedere tutti i risvolti: una «sorprendente depravazione» che comportava coiti omosessuali tra maschi e femmine che non si erano accoppiati, autoerotismo, abusi e violenza sui pulcini, coercizione sessuale sugli esemplari più deboli e necrofilia, talvolta anche diretta verso cadaveri risalenti alla stagione precedente. Forse decisamente troppo per un figlio della rigidità dell'età edoardiana (e ancor prima vittoriana) perché tutta questa mole di conoscenze potesse approdare in terra inglese: idea di gran lunga migliore, far circolare quelle «carte segrete» limitatamente ad un manipolo di amici ed esperti, pur correndo il rischio di vedere il pinguino assurgere a simbolo di un candore d'animo innaturalmente disneyano che, molto spesso, noi uomini non possiamo fare a meno di cercare, invano, nella natura che ci circonda.