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Il senso artistico dell’uomo di Neanderthal

Le nuove analisi a cui sono state sottoposte le pitture rupestri delle cave spagnole rivelano che si tratterebbe della più antica testimonianza artistica, risalente a più di 40 000 anni fa. Aprendo la strada ad un’ipotesi: e se fossero il frutto del lavoro dell’uomo di Neanderthal?
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A cura di Nadia Vitali
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neanderthal pitture rupestri

Sono le più antiche opere d'arte dei nostri "antenati" europei che conosciamo e, secondo recenti esami condotti su di esse, la loro datazione andrebbe collocata in un momento ancora precedente a quanto fino ad ora si credeva: per le decine di "dipinti" e graffiti che adornano le pareti delle celebri grotte del nord della Spagna, il ricorso ad una tecnica relativamente nuova per il mondo dell'archeologia avrebbe portato gli studiosi a stabilire che alcune tra quelle pitture andrebbero fatte risalire a 4 000 anni prima, rendendo plausibile l'ipotesi che siano state tracciate addirittura da uomini di Neanderthal, anziché dall'homo sapiens. Questa è la nuova ipotesi del gruppo di ricercatori guidati da Alistair Pike della University of Bristol e dell'archeologo Paul Pettitt della University of Sheffield, alla quale dedica la copertina l'ultimo numero della rivista Science.

Il metodo utilizzato – I più antichi disegni mai realizzati nel Vecchio Continente di cui abbiamo testimonianza sarebbero collocati in una spelonca nei pressi del fiume Pas, nota come El Castillo e sarebbero vecchi di almeno 40 800 anni. A stabilire la nuova cronologia, il ricorso ad una tecnica di datazione alternativa al più noto metodo del radiocarbonio (il cui utilizzo è limitato soltanto ai materiali organici quali residui ossei o carbone) basata sul decadimento dell'uranio-238 nel torio-230: in uso fin dagli anni '50 per misurare le età di cave, coralli ed altri fattori in grado di dare indicazioni sui livelli delle acque e sui cambiamenti climatici, è stata impiegata soltanto poche volte per determinare l'età delle pitture rupestri. Il torio-uranio è stato così adoperato per datare una cinquantina di campioni di calcite, minerale costituito da carbonato di calcio che era andato a ricoprire le pitture formando una sorta di piccole stalattiti: lasciando così intatte le opere, gli studiosi sono stati in grado di arrivare a conoscere l'età minima possibile di quelle antichissime manifestazioni di arte rupestre.

el castillo

La mano dell'homo neanderthalensis? – Applicando la tecnica a quella copertura mineraria che vela da millenni gli "affreschi" di undici cave scoperte negli anni nell'area settentrionale della penisola iberica, il gruppo di Pike e Pettitt ha potuto constatare come gli ultimi rilievi obblighino a riscrivere parte della storia archeologica dell'Europa: ben più antichi di quanto fino ad ora attestato dalle precedenti analisi sarebbero alcune tra le opere della celeberrima grotta di Altamira che andrebbero collocate ad almeno 35 600 anni fa, in luogo di 17 000; oppure 37 300 anni per un'impronta della mano di Tito Bustillo. A testimonianza di un'attività di produzione (a fini estetici o religiosi?) assolutamente precoce presso le popolazioni europee: al punto che gli studiosi avanzano una suggestiva ipotesi secondo la quale gli autori delle pitture sarebbero addirittura i nostri "cugini" Neanderthal. Il che cronologicamente sarebbe plausibile, dal momento che il declino dell'uomo di Neanderthal iniziò "solo" 40 000 anni fa e che, in quel tempo, certamente viveva ancora in Spagna come attestato da ritrovamenti fossili.

altamira

Il dibattito è appena cominciato – Oppure, altra ipotesi per il momento ugualmente valida, la retrodatazione potrebbe significare anche che l'homo sapiens sarebbe giunto dall'Africa in quella parte di Europa prima di quanto si credesse, oltretutto già in possesso di abilità che lo portarono a dar vita ad espressioni di talento assolutamente in grado di competere con quelle ben più tarde delle grotte di Lascaux, le più celebri caverne dipinte della Francia: in ogni caso, saranno nuove prove, eventualmente, a fornire ulteriori indicazioni. Certo è che, generalmente, le capacità cognitive, di astrazione, l'immaginazione e il simbolismo legati alla rappresentazione artistica sono sempre state associate ai nostri diretti antenati e non all'uomo di Neanderthal: ritrovamenti che sembrerebbero attestare il contrario sono a tutt'oggi oggetto di dibattito. Se davvero la domanda dei ricercatori dovesse un giorno avere risposta positiva, sarebbe davvero una scoperta estremamente significativa, che ci porterebbe sulla strada di interrogativi sempre più affascinanti.

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