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Il segreto della pianta che curava la malaria

Utilizzato da secoli nella medicina tradizionale cinese, recentemente un rimedio naturale è stato sottoposto ad analisi scientifiche che ne hanno svelato le proprietà.
A cura di Redazione Scienze
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il segreto della pianta che curava la malaria

Non sarà una grande sorpresa per quanti si affidano fiduciosi alla medicina tradizionale nata e fiorita migliaia di anni fa nell'estremo oriente, ma certamente il recente studio pubblicato dalla rivista Nature fa luce su alcuni interessanti aspetti legati all'antichissima farmacopea cinese, sovente oggetto di ricerche, analisi, dibattiti e contestazioni, queste ultime, in particolare, in merito alle presunte virtù terapeutiche di parti di animali quali rinoceronti e tigri. Questa volta, però, l’obiettivo dei ricercatori è stato puntato su un rimedio medicamentoso di provenienza totalmente vegetale, utilizzato nell'ambito della cura di una delle malattie causate da parassiti tra le più insidiose e diffuse al mondo, la malaria.

Un farmaco fondamentale- La Dichroa febrifuga, o come viene chiamata in Cina Chang Shan, è una pianta che produce fiori appartenente alla famiglia delle Hydrangeaceae nella quale, per intenderci, rientrano anche quelle che noi chiamiamo ortensie, introdotte, non a caso, nel XVIII secolo dalla Cina e dal Giappone. Originaria delle regioni del Tibet e del Nepal, la Dichroa febrifuga è annoverata tra i cinquanta principi fondamentali dell'erboristeria cinese e, da secoli e secoli, viene utilizzata sotto forma di estratto dalle sue radici contro la febbre derivante dalla malaria: il principio attivo contenuto in essa, la febrifugina, origina un derivato sintetico noto come alofuginone, già utilizzato in diversi trial clinici sperimentali nell'ambito di potenziali applicazioni terapeutiche contro alcuni tipi di tumore e di malattie autoimmuni.

Il segreto della natura – Obiettivo dei ricercatori dello Scripps Research Institute di La Jolla, in California, era scoprire i meccanismi di funzionamento di questo antico rimedio: analizzando il principio attivo e rivelandone la struttura "a doppia testa", essi hanno potuto così osservare come, al pari di una chiave inglese in un ingranaggio, l'alofuginone riesca a bloccare i meccanismi della "macchina molecolare" responsabili della aminoacilazione, processo biologico di fondamentale importanza che consente agli organismi di sintetizzare le proteine di cui hanno bisogno per vivere. In particolare, Chang Shan sembrerebbe aiutare contro la febbre causata da malaria perché nella radice della pianta sarebbero contenute tracce di una molecola simile all'alofuginone in grado di intervenire sul parassita della malaria presente nel sangue delle persone infette bloccando la produzione delle proteine necessarie alla sua sopravvivenza e, quindi, annientandolo.

Moderne applicazioni per un antico farmaco – Se il "mistero" del funzionamento dell'antico rimedio cinese sull'organismo sembra svelato, di contro i grandi poteri dell'alofuginone come inibitore di angiogenesi, fibrosi e infiammazioni croniche, restano a tutt'oggi oggetto di importanti ricerche che, si spera, un giorno potrebbero condurre verso nuove frontiere della farmacopea: e chissà, dunque, che quella pianta dai fiori blu tanto cara agli antichi saggi cinesi non riservi altre grandi sorprese in futuro per la cura non soltanto della malaria ma di moltissimi altri disturbi.

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