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Il nostro “nuovo” vicino di casa roccioso

Ad appena 21 anni di distanza, nella costellazione di Cassiopea, gli scienziati hanno individuato un Pianeta roccioso.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica del sistema planetario di HD 219134 - Avet Harutyunyan (FGG-TNG) 2015
Rappresentazione artistica del sistema planetario di HD 219134 – Avet Harutyunyan (FGG-TNG) 2015

La costellazione di Cassiopea è visibile distintamente nel cielo dell’emisfero settentrionale e si mostra per la quasi totalità dell’anno. Riconoscibile dalla sua forma a “W” che le viene conferita da cinque stelle principali particolarmente brillanti, conta altre stelle più modeste ma ancora visibili ad occhio nudo: uno tra queste ha rivelato recentemente un inatteso segreto.

HD219134b

Il suo nome è HD219134: apparentemente poco significativo ma decisamente pronto a far parlare di sé. Sì, perché HD219134 ospita un pianeta roccioso con un periodo orbitale di tre giorni che eclissa periodicamente la sua stella madre, posta ad “appena” 21 anni luce di distanza da noi.

Si tratta del pianeta roccioso in transito più vicino alla Terra il che lo rende un oggetto ideale in vista di futuri studi sulla sua atmosfera, ha spiegato Giusi Micela dell’INAF- Osservatorio Astrofisico di Palermo, membro del gruppo internazionale di scienziati che ha effettuato gli studi. I dettagli del lavoro sono stati resi noti in un articolo pubblicato da Astronomy & Astrophysics a prima firma di Ati Motalebi, ricercatrice presso l’Osservatorio di Ginevra.

Vicino ma non uguale, per niente. Non abbiamo a che fare con un esopianeta gemello, e neanche cugino, della Terra. La stella madre è classificate tra le cosiddette nane di tipo K, un po’ più piccole e fredde del nostro Sole.

Una superterra

Per osservare il “nuovo” Pianeta è stato necessario sfruttare la potenza dello spettrografo HARPS-N, montato sul Telescopio Nazionale Galileo da un consorzio composto da Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio di Ginevra, l’ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics americano e un consorzio di università del Regno Unito. Lo strumento è in grado di misurare la velocità radiale della stella ospitante e di individuare la lieve oscillazione che la presenza di un Pianeta induce a causa della reciproca attrazione gravitazionale. Grazie a questi rilevamenti è possibile ricavare la massa di un Pianeta che si è rivelata di circa 4,5 volte quella terrestre: poteva trattarsi, quindi, di una di quelle che vengono chiamate superterre?

La cupola del Telescopio Nazionale Galileo presso l'isola di San Miguel de la Palma, Canarie
La cupola del Telescopio Nazionale Galileo presso l'isola di San Miguel de la Palma, Canarie

Gli astronomi volevano conoscere anche i dettagli relativi al diametro e, quindi, al volume di HD219134b: il rapporto tra volume e massa, infatti, consente di stabilire la densità del pianeta e, quindi, se si tratta di un roccioso, come la Terra, o di un gassoso, come Giove. Ma come fare? Cercando di captare il segnale del transito del pianeta dinanzi alla sua stella ospite. Per farlo hanno dovuto “chiedere aiuto” dall’alto: ossia al telescopio spaziale Spitzer, operato dalla NASA, e al suo occhio che osserva nell’infrarosso.  Il risultato è stato che HD219134b è più grande della Terra di solo 1.6 volte: e questa informazione, confrontata con i dati relativi alla massa, hanno consentito di stabilire che si tratta di un pianeta roccioso. Insomma, di una superterra.

Un sistema planetario

Continuando a scrutare, gli astronomi si sono resi conto del fatto che HD219134b è soltanto il membro più interno di un più ampio sistema planetario in orbita attorno a HD219134 che conta altri tre pianti: un’altra superterra, con massa pari a 2.7 quella della Terra e orbita di 6.8 giorni, un pianeta nettuniano con una massa 9 volte quella terrestre e 47 gironi di periodo orbitale e, molto oltre, un pianeta gigante di 62 masse terrestri con un’orbita di tre anni.

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