Il DNA trasformato in musica: a cosa serve conoscere il suono dei nostri geni
Un biologo molecolare della Western Sydney University, il dottor Mark Temple, ha sviluppato una curiosa applicazione web chiamata ‘DNAsonification‘ che trasforma le sequenze di DNA in brani musicali. Sebbene il progetto possa apparire come un bizzarro gioco creativo ad opera di un ricercatore appassionato di musica – Temple del resto ha suonato diversi anni per la band australiana dei ‘Colibrì' -, in realtà il suo scopo è estremamente nobile. Esso potrebbe infatti rivoluzionare il metodo utilizzato dai ricercatori per analizzare le sequenze di DNA, ad esempio aiutandoli a individuare l'accumulo di mutazioni pericolose con l'ascolto di file audio.
Il progetto è stato avviato quando il musicista-studioso ha scoperto che alcuni colleghi, attraverso un software, riuscivano a sfruttare sequenze di codice genetico per elaborarle in melodie piacevoli. Partendo da un principio analogo, Temple ha sviluppato degli algoritmi in grado di trasformare le componenti fondamentali del DNA e dell'RNA (le basi azotate) in note musicali, in particolar modo quando sono raggruppate in un determinato modo, fornendo un massimo di 64 note distinte.
Sequenza GGG senza mutazione. credit: Mark Temple/Western Sydney University
Sequenza GGG con mutazione. credit: Mark Temple/Western Sydney University
Attorno a questo processo, chiamato ‘sonification', ha sviluppato l'applicazione web, che oltre a tradurre in musica la sequenza genica di interesse riesce a mostrare la presenza di mutazioni con evidenti variazioni melodiche. Potete ascoltare diversi esempi sulla pagina web dell'applicazione. Una delle idee brillanti di Temple è stata quella di associare ai “codoni speciali” l'inizio e la fine della traccia musicale. I codoni sono sequenze di basi che codificano l'informazione di un amminoacido per una proteina, quelli ‘speciali' determinano invece l'inizio e la fine di un gene.
In pratica, col suo sistema, Temple riesce a tradurre in musica il complesso frammento di DNA che codifica per una proteina. L'osservazione visiva di queste sequenze rappresenta per i ricercatori uno degli aspetti più complessi del lavoro, ma accompagnandola anche con un file audio che ne indichi sfumature e anomalie, l'intero processo risulterebbe molto più agevole e intuitivo. Sull'affascinante lavoro del ricercatore australiano è stato pubblicato uno studio sulla rivista scientifica BMC Bioinformatics.
[foto di stevepb]