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Il colesterolo ‘buono’ in realtà è ‘cattivo’: se è troppo può uccidere, ecco perché

Attraverso l’analisi statistica dei dati di 116mila persone è emerso che elevate concentrazioni di colesterolo ‘buono’ o HDL sono associate a un rischio superiore di mortalità: 106% per gli uomini e 68% per le donne.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori dell'Università di Copenaghen (Danimarca) hanno determinato che il cosiddetto colesterolo “buono” è tutt'altro che tale, dato che in concentrazioni elevate aumenterebbe sensibilmente il rischio di morte. Ciò è in netto contrasto con la percezione comune sul valore di questo parametro medico, noto come fattore protettivo dal colesterolo “cattivo”. I ricercatori, coordinati dal professor Børge Nordestgaard, docente presso il Dipartimento di Medicina Clinica dell'ateneo danese, sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato statisticamente i dati provenienti da 116mila persone. Prelevati da due differenti studi prospettici, il Copenhagen City Heart Study e il Copenhagen General Population Study, sono stati combinati con i dati sulla mortalità del Sistema di Registrazione Danese, facendo così emergere il lato oscuro del colesterolo buono.

Tenendo presenti gli oltre 10.500 decessi occorsi durante il periodo di follow-up, durato circa sei anni, è stato determinato che gli uomini con concentrazioni elevate di colesterolo buono o HDL (acronimo di High Density Lipoprotein, lipoproteine ad alta densità) avevano un rischio di morte del 106 percento superiore, mentre per le donne esso aumentava del 68 percento. “Questi risultati cambiano radicalmente il modo in cui concepiamo il ‘buon' colesterolo”, ha sottolineato il professor Nordestgaard. “I medici come me – ha proseguito l'autore principale dello studio – sono soliti congratularsi con i pazienti che hanno un livello molto elevato di HDL nel loro sangue. Ma non dovremmo più farlo, visto che questo studio mostra un tasso di mortalità notevolmente più elevato”.

Un alto tasso di mortalità è stato rilevato anche nei soggetti che avevano un livello estremamente basso di HDL, mentre i più protetti erano coloro che possedevano un livello intermedio di colesterolo “buono”. Poiché si è trattato di un semplice lavoro statistico, per i ricercatori è stato impossibile dedurre quali fossero le ragioni di tali effetti negativi sull'aspettativa di vita, dunque dovranno essere effettuati ulteriori studi di approfondimento. Sino ad oggi le lipoproteine ad alta densità presenti erano ritenute una fonte di protezione poiché in grado di rimuovere dalle arterie il colesterolo “cattivo”, quello che si accumula nell'organismo favorendo ictus e infarti. A quanto pare anch'esse, quando le concentrazioni superano una determinata soglia, sono tutto fuorché salutari. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica European Heart Journal.

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