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Il cambiamento climatico minaccia la produzione del vino

Nell’arco di pochissimi decenni, l’innalzamento delle temperature potrebbe ridisegnare la geografia delle coltivazioni vinicole, con prevedibili conseguenze sulle economie locali.
A cura di Nadia Vitali
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In un futuro non troppo lontano, le bottiglie migliori potrebbero riportare sulle proprie etichette indicazioni di provenienza che, oggi, definiremmo singolari: con ottime probabilità, uno degli effetti più immediati e tangibili dei mutamenti climatici che sta conoscendo il nostro Pianeta nell'ultimo secolo, infatti, sarà un fortissimo declino nella produzione agricola per tutte quelle regioni tradizionalmente associate alla coltivazione della vite. È quanto sostiene un gruppo internazionale di ricercatori che, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha illustrato i risultati di uno studio che farà inorridire (o magari incuriosire) i più esperti ed appassionati amanti del buon vino.

Il fenomeno non tarderà a manifestarsi, sostengono gli esperti: è ormai noto come il riscaldamento globale stia procedendo ad un ritmo che ha visto un incremento costante (e preoccupante) soprattutto nell'ultimo decennio; cosicché, in ragione della delicatezza e sensibilità dei vitigni e delle particolari condizioni di temperatura ed umidità che richiedono queste specifiche colture, entro il 2050 potremmo già assistere ad una drastica contrazione dell'estensione delle aree in cui oggi crescono in abbondanza le viti che originano i vini più pregiati. Il campanello d'allarme, chiaramente, suona anche per il nostro Paese, così come per la Francia e, in generale, per l'intero bacino del Mediterraneo, dove il vino è sempre stato indissolubilmente legato alla storia e alle culture locali. Allo stesso modo, i climi progressivamente più caldi di California, Cile e coste meridionali dell'Australia renderanno sempre meno ospitali i terreni, costringendo coltivatori e coltivazioni a muoversi verso nuovi ed inaspettati orizzonti.

Daremo così il benvenuto nelle nostre cantine a vini provenienti dal Nord Europa e dalla Gran Bretagna, mentre anche le regioni collinari della Cina centrale sembrano delle ottime candidate a sostenere il futuro dell'enologia: tutto questo alla luce di un incremento della domanda che risulta essere assai probabile, anche in virtù dell'ingresso sui grandi mercati di Paesi sempre più ricchi e popolosi, proprio come la Cina. Prevedibilmente, gli stravolgimenti riguarderanno anche le tradizioni locali e, soprattutto, le economie dei singoli Paesi in cui gli inverni freddi ed umidi e le estati calde e secche diventeranno gradualmente un ricordo sempre più lontano. Come spiegato da Lee Hannah del Betty and Gordon Moore Center for Ecosystem Science and Economics di Arlington, in Virginia, a capo del gruppo di ricerca, questo non significa necessariamente che in quelle zone non cresceranno più le viti; in uno scenario assai verosimile, infatti, potrebbe semplicemente accadere che i vitigni caratteristici necessiteranno di un'irrigazione ancor più intensa o di particolari ausili tecnici per crescere al meglio, con dei costi che diventerebbero significativamente impegnativi. Inoltre, lo spostamento delle coltivazioni potrebbe interessare anche le aree poste ad altitudini maggiori: ciò comporterebbe l'ennesimo stravolgimento che, questa volta, riguarderebbe gli ecosistemi delle aree di montagna, con effetti secondari che certamente finirebbero per pesare sugli equilibri naturali, anche a livello macroscopico.

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Gli autori dello studio hanno elaborato diciassette differenti modelli teorici, sulla base dei dati attuali, per misurare le conseguenze del mutamento climatico sulle nove maggiori regioni produttrici di vini, utilizzando due differenti previsioni relative alle temperature per il 2050: una, la più pessimista, vede un incremento medio pari al 4.7° C; l'altra si assesta sui 2 gradi e mezzo. I risultati illustrano quella che potrebbe essere la nuova mappa geografica del vino in tutto il mondo da qui a pochi anni, con il più intenso declino nelle coltivazioni che andrà ad interessare proprio l'Europa, con un decremento nella produzione che potrebbe sfiorare punte dell'85% nelle regioni francesi di Bordeaux e della valle del Rodano e nella Toscana; il futuro porterà perdite anche all'Australia, quantificabili in un 74%, e alla California, che vedrà un declino pari al 70%; duramente colpiti, anche se in misura lievemente inferiore, il Sud Africa ( – 55%) e il Cile (- 40%).

Per gli esperti di enologia, il futuro più caldo e secco a cui vanno incontro diverse aree del nostro Pianeta, e in particolare quelle in cui nascono i vitigni più blasonati ed amati, è già da diversi anni fonte di preoccupazione: tuttavia, gli stessi ricercatori hanno ammesso che non immaginavano che i risultati avrebbero indicato dei mutamenti di tali vaste proporzioni; e, del resto, un po' tutti facciamo fatica a credere che, nel giro di pochi anni, i migliori vini delle nostre cantine potrebbero provenire dalla Cina o dalla Scandinavia.

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