Ibrutinib, la medicina anti-cancro che non ha gli effetti collaterali della chemio
La chemioterapia tradizione salva milioni di persone, ma i suoi effetti collaterali sono talvolta strazianti. Per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica recidivante o refrattaria e linfoma linfocitico a piccole cellule potrebbero avvicinarsi ad un'alternativa che, prendendo di mira le cellule B, si mostra più efficace e meno "dolorosa". Johnson & Johnson e Pharmacyclics hanno sviluppato un farmaco, l'ibrutinib, che attualmente è nella fase III dello studio. L'ibrutinib apparitene infatti alla famiglia dei farmaci inibitori della tirosin-chinasi di Bruton (BTK), che è una proteina tra le cui funzione vi è la differenziazione delle cellule B. La ricerca, denominata HELIOS, ha studiato, nella sua ultima fase, le reazioni di 578 pazienti all'assunzione del nuovo trattamento. Il campione in esame è stato diviso in due gruppi, al primo è stato somministrato l'ibrutinib, mentre al secondo un placebo con bendamustina e rituximab, i principi usati attualmente per un trattamento chemioterapico.
Il professor Stephen Devereux, consulente ematologo del King's College Hospital di Londra, ha spiegato che "la chemioterapia uccide le cellule del cancro, ma anche quelle normali e perciò ha tanti effetti collaterali". Il pregio di questo trattamento è proprio nella capacità di colpire il male, poiché, "dato che questo farmaco è indirizzato alle cellule B – seguita l'ematologo – gli effetti collaterali sono minori. Inoltre i pazienti non devono andare in ospedale per assumerlo". Un altro pregio di questa medicina, infatti, sarebbe la possibilità di assumerlo per via orale a casa, a differenza di quanto occorre fare con gli attuali trattamenti. Nel 2014 lo stesso Ibrutinib è stato approvato da FDA (Food and Drug Administration) ed EMA (Agenzia europea per i medicinali) per il trattamento di linfoma mantellare, leucemia linfatica cronica e leucemia linfatica cronica con delezione del cromosoma 17p. Di recente il suo uso è previsto anche per la microglobulinemia di Waldenstrom.