29 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

I turisti restituiscono la ‘lava’ rubata dalle Hawaii per paura della maledizione di Pele

Spaventati da una maledizione inventata molti anni fa dai ranger e dalle guide turistiche delle Hawaii, i turisti stanno rispedendo sulle isole le rocce laviche che hanno indebitamente prelevato durante i viaggi, intasando gli uffici postali.
A cura di Andrea Centini
29 CONDIVISIONI
Immagine

Per trovare rocce laviche alle Hawaii non bisogna fare molta strada, dato che la maggior parte di queste affascinanti isole tropicali è di origine vulcanica, tuttavia, soprattutto negli ultimi anni, è possibile trovarne parecchie anche in luoghi decisamente insospettabili: gli uffici postali. Sì, perché chi in passato se n'è messa in tasca – o peggio, in valigia – qualcuna come souvenir di viaggio, la sta rispedendo al luogo d'origine con giubilo e un insano senso di liberazione. E non si tratta di uno slancio ecologista maturato chissà dove, ma semplicemente della paura per la maledizione di Pele (o Pelehonuamea), ovvero della dea protettrice dei vulcani e delle isole hawaiane.

Per comprendere meglio la questione bisogna fare un balzo indietro nel tempo, agli anni '40 e '50 del secolo scorso, quando il desiderio di portarsi a casa un ‘pezzo di vulcano' era particolarmente in voga tra i turisti. A quanto pare le guide turistiche e i ranger dell'epoca, stufi di veder depredato il proprio paradiso – qualche malalingua pensa invece fossero solo seccati di doversi lavare le auto dalla sabbia nera prodotta dai ‘souvenir' degli ospiti – iniziarono a diffondere la notizia che le rocce rubate fossero maledette da Pele. In pratica, chiunque si portasse a casa una roccia hawaiana veniva colto dalla maledizione, con una sana dose di sfortuna.

La storia, osteggiata dai religiosi locali, si è comunque trascinata avanti per anni, ma solo con l'avvento di internet ha raggiunto i quattro angoli del globo, spingendo tutti coloro che avevano prelevato le rocce a rispedirle sull'isola. La situazione si è fatta così grottesca e gravosa per i ranger che il National Park Service ha dovuto emettere persino una circolare per spiegare l'inesistenza della maledizione. Le rocce rispedite sono diventate così tante che ne stanno accumulando una montagnola appena fuori dal parco nazionale. Qualche autoctono ha ben pensato di sfruttare la situazione aprendo un sito nel quale chiede una piccola donazione (non obbligatoria) per ricevere le rocce incriminate e depositarle in un luogo naturale, avvolgendole con orchidee e foglie di cordilina (la famosa ti plant hawaiana) in una sorta di rito portafortuna. Il mito viene alimentato dalle storie di chi crede di essersi realmente liberato dalla sfortuna, dopo aver rispedito a casa le rocce.

In molti pensano che infilarsi in tasca un ‘ricordo' di un luogo appena visitato, come può essere una roccia, una conchiglia o persino un sacchetto di sabbia, sia un comportamento del tutto innocuo, eppure, oltre a trattarsi nella stragrande maggioranza dei casi di un vero e proprio reato, si arrecano danni considerevoli all'ambiente. Basti pensare alle spiagge della splendida Sardegna, che ogni anno vengono depredate da quantità incredibili di sabbia e conchiglie. Insomma, se proprio desiderate un souvenir da mostrare orgogliosamente sopra al caminetto di casa è cosa buona e giusta rivolgersi ai negozi specializzati, perché il ‘fai da te' è illegale e da completi irresponsabili.

[Foto di skeeze]

29 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views