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I nuovi effetti antitumorali del farmaco ricavato dal mollusco marino

Ricercatori italiani hanno individuato nella trabectedina, già nota alla medicina da qualche decennio, nuove fondamentali proprietà.
A cura di Redazione Scienze
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I ricercatori dell'Istituto clinico Humanitas, coordinati da Paola Allavena, responsabile del laboratorio di Immunologia cellulare, e da Maurizio D'Incalci direttore del dipartimento di Oncologia dell'Istituto farmacologico Mario Negri, in collaborazione con l'Istituto nazionale tumori di Milano e con l'Università degli Studi di Milano, hanno scoperto un secondo meccanismo d'azione della trabectedina, farmaco già noto nell'ambito del trattamento di alcune specifiche neoplasie, la cui efficacia si baserebbe nello specifico sulla capacità di colpire il micro-ambiente tumorale. Uno studio finanziato grazie all'AIRC che, svelando una nuova proprietà di un farmaco anti-cancro già disponibile, potrebbe aprire ad insperate prospettive di cura.

Il rimedio dagli abissi marini – Derivata da un'ascidia marina che si trova nel Mar dei Caraibi (il cui nome scientifico è Ecteinascidia turbinata), la trabectedina venne identificata la prima volta per le sue caratteristiche antitumorali nel 1969: negli anni '50 e '60, infatti, il National Cancer Institute statunitense aveva avviato un'ampia campagna di ricerche il cui obiettivo era la conoscenza approfondita di quel tesoro di biodiversità che sono gli abissi marini, con tutti gli organismi che vi dimorano. Dopo il lungo percorso canonico di sperimentazioni, la trabectedina ha ricevuto l'approvazione per uso clinico grazie alle sue caratteristiche in grado di eliminare le cellule tumorali e bloccarne la proliferazione interagendo con il DNA; in particolare, il farmaco si è dimostrato efficace nella cura del cancro dell'ovaio e dei sarcomi, rallentandone sensibilmente il progredire.

La scoperta dei nuovi effetti, finora sconosciuti – Grazie agli studiosi italiani, che hanno pubblicato i risultati del proprio lavoro sulla rivista Cancer Cell, è stato osservato come la trabectedina abbia anche un altro effetto, tutt'altro che secondario: la molecola, infatti, attacca ed elimina un sottogruppo di cellule immunitarie (macrofagi) che popolano il tessuto tumorale, note come macrofagi associati al tumore (TAM). Tali cellule del sistema immunitario, anziché difendere l'organismo come sarebbe tra i loro "ruoli" prestabiliti, vengono alterate dal tumore e aiutano così le cellule cancerose in diversi modi, ad esempio producendo fattori di crescita che stimolano la loro proliferazione e lo sviluppo di nuovi vasi, o contribuendo alla "disseminazione" del tumore. Oggi è noto che la presenza di TAM nel micro-ambiente tumorale provoca resistenza alla chemioterapia, rendendo più aggressivo e rapido lo sviluppo della malattia: la scoperta che la trabectedina sia in grado di eliminare sia i macrofagi tumorali, sia i loro precursori, i monociti, potrebbe quindi costituire un nuovo significativo passo avanti nella lotta contro sarcomi e tumore all'ovaio.

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