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Ha 400mila anni il cranio trovato in Portogallo: chi è il nostro misterioso antenato

Il fossile, recuperato nella grotta di Aroeira, è incompleto ma è stato trovato assieme a molti reperti della cultura acheuleana. Il cranio potrebbe essere appartenuto a un antenato dell’Uomo di Neanderthal.
A cura di Andrea Centini
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cranio cover

Un team internazionale di paleontologi coordinato dal Centro di Archeologia dell'Università di Lisbona e dalla Binghamon University di New York ha scoperto nella grotta di Aroeira il più antico teschio umano mai recuperato in Portogallo. Secondo i ricercatori potrebbe trattarsi di un antenato dell'uomo di Neanderthal, sebbene al momento non vi siano certezze. Il fossile, composto da parte della calotta cranica, un frammento della mascella destra e un paio di molari, ha 400 mila anni e risulta essere quello recuperato più a occidente in Europa relativo al Pleistocene medio, nello specifico al cosiddetto piano Ioniano, compreso tra 781mila a 126mila anni fa. Uno degli aspetti più interessanti della scoperta è rappresentato dalle numerose suppellettili con le quali il cranio era associato, tra resti di animali e reperti inquadrati nella cosiddetta cultura acheuleana, caratterizzata da manufatti in pietra simmetrici e a forma di mandorla.

Il sito di scavo e i dettagli del cranio
Il sito di scavo e i dettagli del cranio

Il cranio presenta diverse similitudini con altri fossili del medesimo periodo recuperati in Francia, Spagna e Italia, ma anche tratti distintivi, che dimostrano una sorta di ‘miscuglio' nelle caratteristiche anatomiche tra le varie popolazioni, come ha sottolineato il coautore dello studio Rolf Quam, antropologo presso l'ateneo americano. L'importanza del fossile risiede principalmente nel contributo che esso potrà dare alla comprensione dell'evoluzione umana durante il Pleistocene, ma potrebbe raccontarci anche qualcosa di inedito sull'origine dei Neanderthal.

I reperti acheuleani recuperati assieme al cranio
I reperti acheuleani recuperati assieme al cranio

La missione di recupero è stata tutto fuorché agevole e rapida: il cranio fu infatti trovato nell'ultimo giorno di scavo di una missione di ricerca del 2014, così gli studiosi decisero di portar via un intero blocco di roccia. Per liberarlo completamente sono stati impiegati due anni in un centro ricerca spagnolo a Madrid, durante i quali sono state effettuate numerose scansioni per ricostruirlo in ambiente virtuale. “Questo studio rappresenta una vera e propria collaborazione internazionale scientifica, e mi sento fortunato ad essere coinvolto in questa ricerca”, ha sottolineato con orgoglio il professor João Zilhao, uno dei massimi esperti portoghesi di paleoantropologia. Il cranio necessiterà di numerosi altri studi poiché al momento non si sa ancora se appartenesse a un uomo o a una donna, a quale età risale il decesso e quali sono le cause della morte. Nel mese di ottobre verrà esposto in una mostra dedicata al Museo Nazionale di Archeologia di Lisbona. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.

La ricostruzione tridimensionale del cranio
La ricostruzione tridimensionale del cranio
Ricostruzione tridimensionale: altre angolazioni
Ricostruzione tridimensionale: altre angolazioni
Altri reperti recuperati nella grotta portoghese
Altri reperti recuperati nella grotta portoghese

[Foto di Centro de Arqueologia da Universidade de Lisboa]

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