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‘Guerre stellari’ nel sistema AR Scorpii: gli scienziati non capiscono cosa sta succedendo

Il sistema binario AR Scorpii, conosciuto per le ‘guerre stellari’ tra la nana bianca e la nana rossa che lo compongono, ha cambiato gradualmente di luminosità negli ultimi 10 anni. Si tratta di un vero e proprio mistero per gli astronomi.
A cura di Andrea Centini
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L'affascinante sistema binario di stelle chiamato AR Scorpii negli ultimi dieci anni ha cambiato la propria luminosità, un dettaglio che agli occhi degli scienziati lo rende ancor più peculiare e misterioso di quanto già non lo sia. La sua natura bizzarra fu notata per la prima volta da astronomi dilettanti, che si accorsero di repentini e intensi cambi di luminosità, come dei veri e propri flash. Ciò che stava avvenendo all'interno del sistema è stato svelato da scienziati britannici dell'Università di Warwick all'inizio di quest'anno; il team, coordinato dal professor Boris Gansicke, ha scoperto infatti che la nana bianca di AR Scorpii colpisce la stella compagna (una nana rossa) circa ogni due minuti con fasci potentissimi di particelle elettriche e radiazioni. Si comporta in pratica come una vera e propria pulsar.

Questo bombardamento continuo genera impennate nella luminosità del sistema, che sono accompagnate da altre variazioni visibili ogni 3,5 ore, quanto la durata del periodo orbitale delle due stelle. Per indagare più a fondo sul peculiare AR Scorpii, inquadrato nella costellazione dello Scorpione, ricercatori dell'Università di Notre Dame hanno raccolto le immagini catturate nel 2014 dalla missione K2 del Telescopio Spaziale Kepler – il cui sistema di puntamento è purtroppo fuori controllo – e le hanno confrontate con documenti d'archivio della volta celeste risalenti al 2004.

Gli studiosi, guidati dall'astronomo Peter Garnavich, combinando queste informazioni con quelle di rilevamento fotometrico ottenute tra il 2005 e il 2016 da altri due programmi di ricerca, hanno così scoperto che l'intero sistema binario ha cambiato gradualmente la sua luminosità. Si tratta di un vero e proprio mistero che gli scienziati proveranno a risolvere con future osservazioni. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters.

[Illustrazione di Warwick University]

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