124 CONDIVISIONI

Guerre stellari: fasci potenti ogni 2 minuti, così la nana bianca colpisce la nana rossa

Si trova nel sistema binario AR Scorpii e col suo potentissimo fascio di particelle elettriche e radiazioni colpisce ogni 2 minuti un’altra stella. Gli astronomi cercavano una nana bianca pulsar da mezzo secolo.
A cura di Andrea Centini
124 CONDIVISIONI
Nana bianca pulsar

Un team di ricercatori dell'Università di Warwick (Gran Bretagna) ha scoperto nel sistema binario AR Scorpii che una nana bianca, una stella estremamente compatta, si comporta come una pulsar, emettendo a intervalli regolari potentissimi fasci di particelle elettriche e radiazioni. Questi fasci altamente focalizzati, ovvero con una direzione preferenziale, vengono scagliati ogni 118,2 secondi verso la nana rossa del sistema, una stella fredda con una massa di circa un terzo quella del nostro Sole. Il risultato è un bagliore intermittente dell'intero sistema frutto di un fenomeno che non era mai stato osservato sino ad ora.

Le pulsar conosciute, infatti, fino ad oggi erano solamente stelle di neutroni, ovvero stelle che hanno molti più neutroni che protoni, il cui fascio di radiazioni viene sprigionato a causa dell'intensità del campo magnetico in combinazione con la grande velocità di rotazione. Furono scoperte alla fine degli anni '60 dagli astronomi Jocelyn Bell e Antony Hewish mentre studiavano le emissioni di altri corpi dello spazio profondo. Nonostante sia stata individuata soltanto adesso, gli astronomi davano la caccia a una nana bianca a emissioni pulsar da quando queste ultime furono scoperte.

Il sistema binario di AR Scorpii dal punto di vista delle distanze astronomiche non è eccessivamente lontano da noi, dato che si trova a ‘soli' 380 anni luce dalla Terra. La nana bianca ha una dimensione paragonabile a quella del nostro pianeta, ma la sua massa è 200 mila volte superiore e il campo elettromagnetico è ben 100 milioni di volte quello terrestre: “AR Scorpii è come una enorme dinamo: un magnete con le dimensioni della Terra e con un campo che è circa 10.000 volte più forte di qualunque campo possiamo produrre in laboratorio”, ha sottolineato il professor Boris Gansicke, uno degli autori principali dello studio. I dettagli di questa affascinante scoperta sono stati pubblicati su Nature Astronomy.

[Illustrazione di Warwick University]

124 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views