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Gatti esplosivi nelle notti di guerra

Insolite immagini impresse su alcuni manoscritti del XV e XVI secolo narrano di alcune bizzarre tecniche di battaglia del passato.
A cura di Nadia Vitali
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Difficilmente, ai giorni nostri, sentiremo parlare di "bomba-gatto": eppure deve esserci stato un tempo in cui i felini potevano trovarsi (loro malgrado) a ricoprire ruoli importanti nell'arte della guerra. Un tempo in cui, se foste stati un principe tedesco con la necessità di sedare una ribellione o di attaccare un villaggio nemico, avreste potuto fare ricorso ad una tattica di battaglia quanto meno singolare: quella del gatto-razzo o dell'uccello-razzo. Non si tratta di una supposizione basata su fonti indirette da prendere con adeguata cautela, bensì di una consolidata tecnica la cui esistenza è abbondantemente documentata dalle illustrazioni presenti in alcuni manoscritti del XV e XVI secolo: farà un po' sorridere (relativamente, se si pensa al povero micio e alle conseguenze), ma era pur sempre un modo di fare di necessità virtù, in un'epoca in cui il territorio europeo, da nord a sud e da est ad ovest, era insanguinato da battaglie e rivolte con una certa costanza, salvo periodi di pace dalla durata variabile e talvolta effimera.

Armi improprie?

Recentemente uno storico della University of Pennsylvania, Mitch Fraas, ha deciso di indagare su alcune immagini molto colorate e piuttosto bizzarre ritraenti animali muniti di curiosi "zainetti di fuoco": tali illustrazioni erano impresse su un manoscritto datato XVI secolo, custodito presso l'ateneo statunitense e digitalizzato recentemente, quindi a disposizione di chiunque voglia consultarlo. Il testo era giunto nella biblioteca universitaria come parte del fondo di Edgar Fahs Smith, scienziato americano, collezionista, appassionato di storia e chimica; costituisce uno dei diversi volumi che forniscono una prima storia dell'artiglieria, della polvere da sparo e degli esplosivi. Si tratta di una delle molte copie manoscritte derivanti dal più famoso Feuerwerkbuch, risalente al 1420 circa, testo che si soffermava sulle istruzioni relative a come costruire armi di ogni tipo servendosi della polvere da sparo: in effetti, proprio all'inizio del XV secolo, tale materiale aveva iniziato a diffondersi massicciamente in Europa. Cercando in alcune altre versioni del manoscritto, Fraas non aveva individuato tracce di altri animali esplosivi: la presenza dei gatti e degli uccelli poteva dunque essere interpretata come un vezzo dell'illustratore? Difficilmente, dato che, poco tempo dopo, lo studioso è incappato in un nuovo disegno sospetto, assai simile al precedente, all'interno di un manoscritto risalente al 1590 circa e intitolato «Libro di istruzioni per un esperto di cannone».

Il manoscritto di Franz Helm
Il manoscritto di Franz Helm

I manuali della guerra

Poi, grazie ad un tweet, Fraas ha "scoperto" un altro esempio di illustrazione simile, questa volta proveniente da un manoscritto conservato all'interno della biblioteca dell'università di Heidelberg, datato 1530, il cui autore era Franz Helm: di Colonia, esperto di artiglieria, al servizio di diversi principi tedeschi, Helm era stato anche impiegato nelle campagne contro l'esercito dell'Impero Ottomano durante la metà del XVI secolo. Il suo Buch von den probierten Künsten circolò in diverse copie sotto forma manoscritta prima di essere stampato definitivamente nel 1625 (di entrambi le versioni l'università della Pennsylvania possiede alcuni esemplari). La cosa davvero interessante è che, nell'edizione a stampa è visibile una precisa illustrazione di un gatto e di un uccello muniti di "kit esplosivo".

Armamentario principale dall'edizione a stampa di Francoforte del 1625
Armamentario principale dall'edizione a stampa di Francoforte del 1625

Ma Helm chiariva quale fosse il significato di questi animali o lasciava tutto all'immaginazione? Dall'edizione a stampa tedesca emerge chiaramente di sì: anzi, l'autore si sofferma su una approfondita spiegazione dell'utilizzo che si poteva fare di gatti e colombe come dispositivi esplosivi e infiammabili.

Create una piccola sacca, come una freccia di fuoco… Se volete catturare una città o un castello, cercate di ottenere un gatto da quel posto. E assicurate la sacca alla schiena del gatto, dategli fuoco, lasciatela bruciare bene dopodiché lasciate andare il gatto, così che corra verso il castello o la città più vicina, e per paura penserà di nascondersi dove si trova, in un pagliaio o in un fienile, e lo incendierà.

Crudele? Ai nostri occhi decisamente sì, anche se va detto che si trattava veramente di poca cosa rispetto a quella che era la vita del tempo: un'epoca in cui la domanda di manuali per "fare la guerra" erano molto richiesti, il che la dice lunga. Nella fattispecie, difficilmente sapremo se tale tecnica fu mai utilizzata ma nulla vieta di escluderlo: del resto testimonianza di pratiche di questo tipo giungono anche da epoche molto più remote. Le più antiche risalgono al III secolo a. C. in un testo sanscrito, alle cronache della Russia, ad antiche fonti scandinave o, anche, alle gesta di Gengis Khan: insomma, i gatti-razzo, così come gli uccelli-razzo, hanno sempre avuto il loro discreto successo.

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