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Fecondazione assistita vietata a chi ha malattie genetiche

Le nuove Linee guida sulla legge 40 del Ministero della Salute impediscono di ricorrere alla fecondazione assistita a chi è portatore di malattie genetiche, nonostante le sentenze dei giudici sull’argomento.
A cura di Nadia Vitali
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Le nuove linee guida sulla legge 40 del Ministero della Salute impediscono di ricorrere alla fecondazione assistita a chi è portatore di malattie genetiche, nonostante le sentenze dei giudici sull'argomento.

Niente fecondazione concessa a chi è portatore di malattie genetiche: questo uno degli aspetti più controversi contenuti nelle nuove Linee guida presentate dal Ministero della Salute al Consiglio Superiore della Sanità, che dovrà esprimere parere obbligatorio, che non hanno modificato i passaggi della legge 40. Nessun diritto alle coppie fertili che corrono il rischio di mettere al mondo figli con gravi malattie geneticamente trasmissibili, nonostante le sentenze dei tribunali di Salerno, Firenze e Bologna avessero stabilito il contrario.

Un atto che aggiorna quello firmato nel 2008 dall'allora Ministro della Salute Livia Turco, il quale concede il ricorso alle tecniche di procreazione assistita a chi è sterile ma anche a chi è fertile ed ha contratto malattie infettive, quali Hiv, Hbv, Hcv. La talassemia, la fibrosi cistica, la distrofia muscolare, per fare qualche esempio, sono invece escluse: così la diagnosi pre-impianto che veniva ormai praticata in tutta Italia per questi casi particolari, dopo il parere positivo espresso dai Tribunali, viene di fatto vietata, togliendo la speranza a quanti sono già affetti da patologie ereditarie, di rivolgersi alla Sanità del proprio paese.

Tra le novità delle Linee guida, la norma che prevede che gli embrioni «abbandonati» siano tenuti nelle regioni, a spese loro, e non vengano più trasferiti nella bio-banca di Milano, il centro nazionale voluto dall'allora Ministro Girolamo Sirchia nel quale, per decreto del 2004, dovevano essere spostati tutti gli embrioni, costato 700 000 euro e che continua a costarne 80 000 ogni anno, pur non essendo mai stato utilizzato: decisione presa a causa di «troppi problemi legali e tecnici», stando a quanto dichiarato dal Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che proprio qualche giorno fa aveva ribadito il suo secco no alla diagnosi pre-impianto.

Immediate le polemiche per questo ultimo saluto del governo dimissionario, a causa di Linee guida che appaiono come un vero e proprio «schiaffo» alle norme del diritto poiché «non recepiscono affatto la consolidata giurisprudenza determinata dalle decisioni dei Tribunali, come quelle di Salerno, Firenze e Bologna, che consentono anche alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche di accedere alla fecondazione assistita per effettuare diagnosi pre-impianto sull'embrione» ha dichiarato l'avvocato Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni

«Norme che ledono gravemente e palesemente i diritti delle coppie», oltre che fortemente sessiste, prosegue l'avvocato, se si pensa che «possono accedere alla fecondazione assistita, oltre alla coppie infertili, solo le coppie fertili in cui il partner maschile risulta affetto da una patologia virale. Sono escluse le coppie fertili portatrici di malattie come la talassemia e la fibrosi cistica, SMA e le coppie in cui la donna sia portatrice di una patologia virale. Dunque un accesso discriminatorio su base sessuale e in virtù della tecnica di fecondazione.»

E mentre il mondo medico reagisce con durezza all'arroccamento su posizioni «prive di fondamento scientifico», Flavia Perina, deputata di Futuro e Libertà, dichiara: «Se le questioni bioetiche finiscono per risolversi nei Tribunali è perché il potere politico continua a sfidarne le sentenze, con disposizioni che violano il buon senso, oltre ai principi elementari di diritto e giustizia. Per impedire che le coppie ricorrano alla diagnosi preimpianto, si favorirebbe di fatto il ricorso all'aborto. Una politica che dice alle donne "se volete, potete abortire dopo l'amniocentesi, ma non potere in alcun caso prevenire il rischio di trasmissione di malattie genetiche" è non solo stupida, ma innanzitutto crudele». Infine conclude ammettendo che « è a dir poco surreale che una scelta così grave venga fatta in fretta e furia da un governo dimissionario, per intralciare l'attività del nuovo esecutivo».

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