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La crudele storia di Boris a cui hanno strappato i denti per i selfie

Per permettere ai turisti di scattarsi una foto con loro, ai Lori Lento del Bengala vengono strappati i denti come è avvenuto a Boris, un esemplare salvato e ora destinato a vivere in un centro di recupero perché il libertà morirebbe.
A cura di Zeina Ayache
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Quella di Boris è solo l'ennesima storia che racconta una crudele realtà, quella cioè dei Lori Lento del Bengala (Nycticebus bengalensis) a cui vengono estratti i denti per evitare che possano a far male alle persone che proprio non riescono a fare a meno di doverli toccare. I Lori Lento del Bengala sono infatti una specie di primate potenzialmente velenosa, poiché dotata di un morso contenente una sostanza tossica, e che ha la sfortuna di essere anche estremamente accattivante da un punto di vista estetico: il web è pieno di video di questi animali che, semplicemente mangiando, stimolano in noi un'ondata di tenerezza incontenibile.

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A renderli così dolci e attraenti sono i loro grandi occhi tondi e le simpatiche mani con le quali trattengono il cibo, aspetti fisici questi che rappresentano la loro condanna. Per evitare infatti che possano fare del male, è prassi estrarre i denti o limarli, questo implica però che il Lori Lento in questione sia destinato ad una vita “domestica” o alla morte, in libertà infatti non sarebbe in grado di procurarsi da mangiare da solo.

Vittima di questa orribile pratica è anche Boris, un esemplare maschio salvato dal WFFT Wildlife Rescue Centre che ne ha accertato gli abusi subiti. Il piccolo Lori Lento, così come avviene per molti altri esemplari della sua specie, doveva essere utilizzato per i vizi dei turisti che con lui desiderano scattarsi una fotografia senza rischiare di venire morsi.

Quella dell'estrazione dei denti non è l'unica tortura che questi animali sono costretti a subire. Come spiega il WFFT, i Lori Lento spesso vengono strappati dalle madri quando sono ancora troppo piccoli, per poi essere drogati e obbligati a restare in zone sovraffollate, rumorose e inquinate per il pure godimento egoistico dei turisti che non possono resistere al richiamo di un selfie con Lori Lento da postare sui social network.

Nel caso di Boris, la storia ha un (se così possiamo chiamarlo) lieto fine. Impossibilitato a tornare in libertà, dove morirebbe incapace di procurarsi il cibo, il Lori Lento resterà nel centro del WFFT dove gli verrà garantito tutto ciò di cui ha bisogno.

La realtà dei Lori Lento del Bengala è tinta di rosso: si tratta infatti di una specie minacciata dall'estinzione ed inserita nella categoria “Vulnerabile” a causa della mano dell'uomo che, quando non ne distrugge l'habitat, ne fa carne da macello per la produzione di “medicina tradizionale” o fantoccio per turisti e per coloro che li desiderano come animali domestici.

Boris è solo l'ultimo caso, in ordine di tempo, del solito antropocentrismo. Ancora una volta il desiderio spasmodico e incontrollabile dell'essere umano di prevaricare sulla natura porta sofferenza e distruzione. Il problema in tutta questa storia è, come sempre, l'accettazione che gli animali debbano essere al nostro servizio e che per soddisfare la nostra curiosità di conoscerli meglio finiamo per snaturarli rinchiudendoli all'interno degli zoo (pensiamo al gorilla Harambe o ad Arturo, l'orso polare più triste del mondo) o obbligandoli a pratiche crudeli che ci permettano di dire “ho toccato con mano un animale raro” soddisfacendo l'egoistica smania di potere che si nasconde dietro all'ipocrita volontà di conoscere ciò che non fa parte della nostra quotidianità lontana (per scelta) dalla natura e dagli animali stessi.

[Foto di WFFT Wildlife Rescue Centre]

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